Pirozzi lascia Amatrice: «Da sindaco impossibile salvare il mio paese»

Pirozzi lascia Amatrice: «Da sindaco impossibile salvare il mio paese»

di Simone Canettieri e Raffaella Troili
«Il mio non è un abbandono, ma un ulteriore atto di amore verso la mia terra: resterò per sempre ad Amatrice, con la mente e con il cuore, soprattutto per difendere, vi- vendola, il diritto di vita delle terre marginali e periferiche di tutto il Lazio e anche d’Italia». Con una let- tera aperta di tre pagine Sergio Pi- rozzi annuncia che da oggi non sa- rà più sindaco di Amatrice, il co- mune del Reatino devastato dal terremoto nell’agosto del 2016, che fi- no alle prossime elezioni sarà retto dal vicesindaco. Questione di com- patibilità con il ruolo di consigliere regionale nel Lazio, ma anche la consapevolezza che solo in Regione «potrò continuare a difendere il mio territorio: bisogna alzare l’asti- cella».

Nella lettera inviata a Il Messaggero , l’ormai ex sindaco si sfoga. Parla della sua precedente vita, quella prima del sisma, quando fa- ceva l’allenatore di calcio, e di «quel rettangolo verde che mi man- ca». Da quel 24 agosto di un anno e mezzo fa la sua vita è cambiata. An- zi, sottolinea, che «niente sarà più come prima: sono quasi due anni che non lavoro». Pirozzi che va dal- la cancelliera Angela Merkel, Pi- rozzi con la felpa, Pirozzi che litiga per gli sms solidali, Pirozzi che vola fino a Toronto per ringraziare Ser- gio Marchionne per i 7 milioni di dollari donati per la scuola del pae- se. «Diventare un simbolo, senza assolutamente volerlo, è un impe- gno enorme - sottolinea - un lavoro sfiancante, ma che mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie e contemporanea- mente affogare le delusioni avute per i comportamenti egoistici di una piccola parte della comunità amatriciana». Adesso, si volta pagi- na.

«TUTTO FERMO»
Eppure le macerie sono lì e sono tante. E don Savino D’Amelio, parroco di Amatrice, altra figura di riferimento, per questo con- troversa, presente e combatten- te, non fa giri di parole: «La gente ha il morale sotto i piedi. Dalle elezioni qui non si tolgono più macerie». Tutto fermo. «Ancora non stanno pensando che devo- no pensare alla ricostruzione». Snocciola dati semplici: «A oggi manca ancora il 20 per cento del minimo sindacale per la vivibili- tà: ossia il 20% delle 5mila caset- te assegnate. Chiavi consegnate, ma ci sono piccoli problemi tipo con le fogne». E il terziario, chi l’ha visto. «Gli artigiani non han- no un buco dove poter lavorare». La vera cartina di tornasole sarà settembre: e non si tratta se ci sa- ranno o no le scuole quest’anno. «Il 24 agosto senza una proroga ricominceranno a pagare le tas- se, dopo 2 anni...». Don Savino te- me la fuga. «Poi certo senza Pi- rozzi precipiterà la situazione, almeno combatteva, un po’ di vi- sibilità la otteneva».

MONTAGNE DI MACERIE
Montagne di macerie, case diroccate contribuiscono a rendere desolato il panorama, non fanno bene all’anima.
Ma c’è chi ha de- ciso di rimanere, nonostante i morti in casa. Sposarsi e fare fi- gli. Dandosi un tempo, certo. Come Enrico Maria Marini, responsabile dell’Associazione com- mercianti. «Sul commercio non c’è stato un progetto complessi- vo, la scelta dei due centri commerciali è sbagliatissima: hanno creato rivalità tra commercian- ti». Il polo d’attrazione, la piazza, di fatto è la zona dell’area food. Anche se ora che è stato riaperto in parte il corso un po’ di stru- scio ricomincia. Il nodo più im- portante per Marini è la ricettività, «qui si viveva per le seconde case, se non vengono riassegna- te è finita». Non ha voglia di par- lare di Pirozzi, Roberto Serafini presidente del comitato civico 3e36. «Ritardi, negligenze, sarà la storia a giudicare l’operato di tutti, dal sindaco alla Regione, al commissario. Più volte abbiamo cercato di collaborare con l’am- ministrazione ma non è mai av- venuto». Il 50 per cento delle ma- cerie ancora a terra, come il mo- rale, cantieri nei cimiteri, 50 pro- getti di ricostruzione fermi al va- glio (case b, danni lievi). Serafini ce l’ha con le manifestazioni spot (oggi l’inaugurazione del campo sportivo). «Credo che Amatrice non si ricostruirà mai, io mi voglio ancora illudere ma non ci sono i presupposti». Venti mesi sprecati ad «apparire, non essere. Siamo stanchi, depressi. Si fa fatica a trascorrere la sem- plice giornata. Io mi alzo e dico: oggi che faccio?».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Maggio 2018, 11:40
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