Guerriglia a Khartoum, capitale del Sudan, sparatorie anche nei pressi dell'ambasciata italiana. «Colonne di fumo si levano dall'interno della base aerea di Marawi, fra scontri tra l'esercito e le Forze di supporto rapido (Rsf) nella base e nella vicina città»: lo riferisce su Facebook la tv Al Arabiya citando un proprio corrispondente.
«Si spara anche a Khartoum 2. Vengono usate pure armi pesanti e circolano carri armati, si sentono forti esplosioni»: lo ha riferito all'Ansa una fonte diretta nella capitale sudanese. Khartoum-2 è il settore della capitale sudanese in cui si trova l'ambasciata d'Italia.
Italiani bloccati, tra loro anche un bimbo di 8 anni
Un gruppo di italiani è bloccato a Khartoum, la capitale del Sudan teatro da questa mattina di violenti scontri tra forze regolari e paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). Si tratta di cinque persone, tra cui un bambino di 8 anni, spiega all'Adnkronos Stefano Rebora, presidente dell'ong Music for Peace. «La situazione è sicuramente tesa», afferma Rebora, che parla dal compound, dalle finestre del quale «abbiamo visto colpi di tank e scontri a fuoco, proprio su Africa Road che porta all'aeroporto». «Siamo in stretto contatto con l'ambasciata e con l'ambasciatore, che sta facendo un lavoro eccellente», prosegue il presidente dell'ong, notando che gli scontri sono effetto dell'ultimatum di 24 ore che le forze governative hanno lanciato ai paramilitari e che non è stato rispettato. «Per ora non ci sono problemi per la nostra incolumità. Siamo in sicurezza, ma ovviamente l'ordine è di stare chiusi in casa», dichiara Rebora, sottolineando che se la situazione dovesse degenerare «abbiamo già messo a punto un piano per raggiungere l'ambasciata, ma ora è meno rischioso stare nel compound».
Secondo fonti locali è in corso un tentativo di colpo di stato da parte delle milizie paramilitari della Rsf (Rapid support forces), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, uomo molto vicino alla Russia e appoggiato dal gruppo Wagner, milizie accsuate di crimini contro l'umanità anche nel Darfur.
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— Dario D'Angelo (@dariodangelo91) April 15, 2023
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Attenzione a quanto sta accadendo in #Sudan. Scontri riportati nella capitale #Khartoum fra l'esercito sudanese ufficiale e le forze di supporto rapido (RSF) del generale Hemedti. Spari registrati anche nelle vicinanze dell'ambasciata italiana. pic.twitter.com/Jhcwc1afJh
Già mercoledì l'esercito aveva rilasciato una dichiarazione in cui avvertiva del pericolo rappresentato dal dispiegamento di forze della Rsf nella città di Marawi (o Merowe), situata vicino a una base aerea dell'esercito nello Stato settentrionale (Northern State), senza un adeguato coordinamento con l'esercito.
L'attrito fra esercito e paramilitari si sta aggravando da mesi, con differenze evidenti nei recenti scambi e controdichiarazioni da entrambe le parti. Il generale Mohamed Hamdan «Hemedti» Dagalo, comandante delle Rsf e vicepresidente del Consiglio sovrano, aveva pubblicamente respinto atti compiuti il 25 ottobre scorso dal presidente dello stesso Consiglio e comandante in capo dell'esercito, il tenente generale Abdel-Fattah Al-Burhan, definendoli un «colpo di Stato».
Di recente erano emerse divergenze anche sul processo politico per una transizione alla democrazia basato sull'accordo-quadro firmato il 5 dicembre scorso, in particolare sulle questioni della sicurezza e della riforma militare. I leader dell'esercito sudanese vorrebbero infatti integrare rapidamente le Rsf nei propri ranghi mentre Dagalo vorrebbe un calendario che potrebbe durare fino a dieci anni. L'Rsf, inoltre, vorrebbe essere sottoposta a una guida civile, riforma che l'esercito rifiuta, e chiede la rimozione di tutti gli elementi dei Fratelli Musulmani dalle forze armate come prerequisito per la riforma. Le dispute tra le due parti su queste e altre questioni stanno ritardando la firma di un accordo finale per passare a un governo civile che era prevista per il primo aprile scorso.
Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Aprile 2023, 19:53
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