Putin riapre la guerra del gas: «Pagate in rubli o stop ai contratti». Militari contaminati, allarme Chernobyl

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di Claudio Fabretti

Vladimir Putin riapre la guerra del gas con l’Occidente. Il presidente russo rilancia le sue minacce di interrompere la forniture di gas verso l’Europa se non verrà pagato in rubli, usando toni fermi: «Nessuno ci vende niente gratis, e noi nemmeno faremo opere di carità. Ciò significa che i contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti», ammonisce il Cremlino precisando che i Paesi occidentali dovranno aprire un conto in rubli presso le banche russe per pagare il gas in quella moneta, sottolineando che si tratta di un passo verso la sovranità finanziaria della Russia. Le misure previste dal decreto scattano da oggi.
Subito dopo le parole del presidente russo, le quotazioni del gas si infiammano in tutto il Vecchio Continente. Ad Amsterdam balzano a 127 euro al Mwh, per poi ripiegare a 123 euro con un rialzo dell’1,5%. A Londra il prezzo sale a 302 penny al Mmbtu, in rialzo del 5,6%. La prima reazione arriva dal ministro dell’economia francese Bruno La Maire e dal collega tedesco Robert Habeck in una conferenza stampa congiunta a Berlino. Francia e Germania si dicono pronte a questa evenienza e «si preparano nel caso in cui la Russia bloccasse le forniture di gas», secondo le parole di Le Maire. I due ministri hanno comunque ribadito che Francia e Germania non accetteranno «in alcun modo di pagare il gas in altre divise rispetto a quelle sancite dai contratti». Da Palazzo Chigi, invece, fanno sapere che l’Italia sui pagamenti del gas russo applicherà le linee concordate a livello europeo, ma al momento non c’è ancora un’interpretazione finale del provvedimento annunciato da Vladimir Putin.
Intanto non si ferma la guerra in Ucraina, con pesanti bombardamenti anche nella giornata di ieri.

E allarma la situazione di Chernobyl dove le forze armate russe hanno iniziato a smobilitare dopo oltre un mese di occupazione, ma a un prezzo altissimo: sempre più soldati risulterebbero infatti contaminati dalle radiazioni. «La situazione è catastrofica», ha denunciato il governo ucraino, che ha lanciato un appello all’Onu per la «smilitarizzazione» dell’area della centrale che fu il teatro del peggior incidente nucleare della storia. E in serata trapela attraverso il Wall Street Journal la notizia che la centrale sarebbe tornata sotto il controllo delle autorità di Kiev, dopo che la Guardia nazionale russa lo avrebbe trasferito ai militari ucraini.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Aprile 2022, 06:00
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