Violentata da un soldato russo, il fidanzato la lascia: «Non voleva che denunciassi, si vergognava»

La testimonianza di come lo stupro venga considerato arma di guerra

Violentata da un soldato russo, il fidanzato la lascia: «Non voleva che denunciassi, si vergognava»

di Nikita Moro

I crimini di guerra non sono un retaggio del passato, ma spesso sono la realtà anche nei conflitti del presente. Stuprare le donne dei nemici, quando lo scontro è in atto, è simbolo di dominio e prevaricazione. Si crede, arrogantemente, di punirli e umiliarli, ma chi davvero subisce le conseguenze di quell'aggressione è solo la donna a cui è stata inflitta la violenza sessuale.

Queste parole riflettono il senso di vergogna che Karina, 22 anni, si è portata dentro per mesi, prima di riuscire a denunciare il soldato russo che l'ha stuprata in soffitta durante i bombardamenti in Ucraina, in un villaggio nella regione di Kiev, a marzo del 2022. Dopo il trauma vissuto, il suo ragazzo ha deciso di lasciarla perchè risentito dalla scelta della giovane, ovvero denunciare il suo aggressore.

Stupro, crimine di guerra

Karina ricorda ancora gli occhi scuri del soldato che ha abusato di lei nella soffitta della casa di una famiglia ucraina presa in ostaggio dai militari. Era l'11 marzo 2022, gli uomini di Putin erano entrati nel suo villaggio solo pochi giorni prima. I carri armati avevano invaso gran parte dei cortili privati, le case erano già state saccheggiate e i cittadini derubati dei loro averi.

Allora la giovane, che lavorava come operatrice sanitaria in un ospedale, fu accusata di aver divulgato la sua posizione all'esercito ucraino, aiutata dal suo ragazzo, così come ha dichiarato a MailOnline: «Quando l'esercito ucraino ha aperto il fuoco contro i russi, vicino al nostro villaggio, hanno incolpato me e il mio ragazzo per aver rivelato le loro posizioni». Poi i soldati avrebbero «sparato al suo fidanzato con una pistola, mancandolo di pochi centimetri, per spaventarlo».

Dopo aver sequestrato i cellulari e i computer presenti in casa di Karina, la ragazza è stata trascinata da un soldato nemico nell'abitazione a fianco. All'ultimo piano, in soffitta, l'avrebbe costretta a spogliarsi, con una pistola puntata alla testa. Poi, l'avrebbe violentata giurandole che l'avrebbe rifatto se ci fossero stati altri attacchi dei militari ucraini o se avesse raccontato dell'aggressione a qualcuno. «Ricordo di aver visto preservativi usati sparsi sul pavimento e lì ho capito che non ero la prima», ha rivelato Karina.

La fuga

La 22enne ha dovuto obbedire al soldato per sopravvivere, ma il senso di vergogna che cresceva in lei l'ha portata a rifiutarsi di accettare quell'ingiustizia.

Dopo aver confessato al suo ragazzo quanto accaduto, nei giorni seguenti i due hanno pianificato un modo per scappare durante la notte.

«Avevo molta paura perché il soldato aveva detto che se ci fosse stato un altro bombardamento ucraino, sarebbe tornato, mi avrebbe violentata ancora e uccisa». Per non farsi trovare dai militari russi, i fidanzati hanno camminato per chilometri attraverso campi, foreste e binari ferroviari, fino a raggiungere un villaggio vicino nella regione di Kiev, dove un amico li ha aiutati a nascondersi.

La denuncia di Karina

Poche settimane dopo la fuga, il villaggio di Karina è stato liberato e, supportata da quello stesso amico, ha trovato il coraggio di denunciare lo stupro subito alla polizia nazionale e ai pubblici ministeri. La reazione del suo ragazzo si dimostra però pari alla violenza subita in quella soffitta buia, di cui Karina ricorda ancora «la puzza di whisky provenire dall'alito del soldato russo». Lui infatti l'ha lasciata, ha chiuso la relazione perchè la giovane ha deciso di parlare, di dire la verità, di denunciare alle autorità quell'aggressione che ancora sente di poter rivivivere. Le aveva chiesto di non dire a nessuno dello stupro, si imbarazzava all'idea che amici e parenti potessero venirne a conoscenza.

Karina non ha accettato di rimanere in silenzio come voleva il suo ex ragazzo, ma ha deciso di testimoniare quel crimine di guerra che viene spesso occultato e celato sotto gli occhi delle sopravvissute, vittime di abusi. La sua non è solo una delle tante denunce di violenza sessuale che è stata raccontata, ma è la prova di un sistema bellico onnipresente, che utilizza lo stupro come arma di guerra.


Ultimo aggiornamento: Domenica 3 Dicembre 2023, 14:12
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