Superbonus, l'ultima trattativa: stop del Mef a una ulteriore finestra in Manovra. Tajani: «C’è il Milleproroghe»

Giorgetti frena ma Tajani rilancia: stiamo lavorando a una norma ad hoc

Superbonus, l'ultima trattativa: stop del Mef a una finestra in Manovra. Tajani: «C’è il Milleproroghe»

Non ci sarà una nuova proroga al Superbonus 110%. Quanto meno in Manovra. Il tentativo di Forza Italia per inserire un intervento in extremis nella legge di Bilancio “aperta” fino a ieri sera agli emendamenti dei relatori, è stato infatti rispedito al mittente dal ministero dell’Economia e delle finanze che, già in mattinata, in una nota «esclude (e smentisce) qualsiasi ipotesi di proroga». Un niet poi ribadito a Montecitorio dallo stesso Giancarlo Giorgetti, subito dopo gli applausi incassati in Aula durante le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. Lo stop però non sembra frenare gli azzurri che, con il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, continuano a perorare la causa. «Io ritengo che il governo debba tenere in considerazione la necessità di cittadini, condomini e aziende oneste di poter completare le opere» dice ai cronisti in Transatlantico prima di prendere Giorgetti sotto braccio e portarlo alla buvette: «Tento di arruffianarlo» scherza.

LA TRATTATIVA

E chissà che il tentativo non vada a buon fine. Al netto del percorso della Manovra, come sottolineano diverse fonti ai vertici dell’esecutivo, la trattativa sarebbe in realtà ancora in corso, con l’idea di spostare però l’intervento sul Superbonus per chi è già al 70% dei lavori, in un testo ad hoc o nel Milleproroghe. «Secondo me è una cosa che va fatta, continueremo a parlarne» chiarisce infatti il leader azzurro Antonio Tajani. Certo la levata di scudi giorgettiana a difesa dei conti non è peregrina e resta difficile da aggirare, ma tra gli azzurri sono tutti convinti che uno sforzo sia fattibile. Per Dario Damiani relatore FI della manovra in Senato, sul tavolo «c’è un’opzione sullo stato avanzamento lavori straordinario e uno di proroga di due mesi, che è oneroso». 
Insomma si tratta. A confermarlo, appena prima che Giorgetti ribadisse lo stop, anche il ministro ai rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (FdI): «Sul Superbonus stiamo ancora discutendo perché è una misura costata 130 miliardi, una vera voragine per i conti dello Stato. È un tema su cui ci si deve muovere con molta, molta accortezza, prima di scrivere una norma e di garantire che venga approvata dal Parlamento.

Quindi bisogna fare riflessioni molto accurate, perché si tratta di misure che costano un sacco di soldi». Anche perché Meloni non ha usato toni concilianti durante il suo intervento: «Più del 30% delle decine di miliardi di euro spesi per il Superbonus sono finiti a banche e intermediari finanziari, che anche per questo hanno realizzato profitti record - tuona rivolgendosi al M5S -. Per non parlare delle frodi clamorose, solo nelle ultime settimane ne sono state scoperte per quasi un miliardo, risorse tolte a sanità, trasporti, famiglie e tutto quello che poteva essere più utile».

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I CAPIGRUPPO

Fatto sta che se ne riparlerà. Oggi le priorità sono altre, o meglio è “solo” la Manovra. Tant’è che prima delle comunicazioni alla Camera Meloni approfitta di un vertice con i capigruppo di maggioranza inizialmente convocato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana (secondo alcuni «illegittimo» perché non inclusivo dell’opposizione) e poi, forse per riparare a quello che tra i fedelissimi della premier considerano «un pasticcio», riconvocato dalla premier, per fare il punto sull’iter della legge di bilancio. È importante «fare presto» e «rispettare il ruolo del Parlamento» ribadisce, ricordando la compattezza a cui si sono impegnati tutti i partiti, e serrando i ranghi in vista di un calendario dei lavori che inevitabilmente scontenta un po’ i parlamentari. 
Al di là dei buoni propositi declinati attraverso al percorso blindato che avrebbe dovuto portare a chiudere la partita prima della serrata natalizia, la legge di bilancio sembra destinata ad andare ai tempi supplementari. Allo stato attuale infatti, ragionano fonti parlamentari del centrodestra, visto che la scadenza per presentare il testo è fissata il 31 dicembre, la fiducia dovrebbe arrivare se non in zona Cesarini, quasi: secondo i più ottimisti, il 29, per i più pessimisti, il giorno dopo. Con buona pace di chi avrebbe preferito restare a casa tra Natale e Capodanno. 

 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Dicembre 2023, 09:29
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