Statali, 500 mila tornano in ufficio ma mancano scanner e mascherine
di Francesco Bisozzi
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Roma, il 50% dei lavoratori resta in smart working
UN ACCORDO
Per la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti è necessario in questa fase un accordo quadro con l'Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, che disciplini il lavoro agile così da evitare il far west: «Ci sono diversi aspetti su cui intervenire, dal diritto alla disconnessione alla tutela della privacy. Vanno poi fissati al più presto nuovi criteri per la misurazione della produttività». In piena emergenza il governo aveva promosso il lavoro a modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa con l'articolo 87 del decreto Cura Italia, che da oggi cessa di avere effetto. Da ora in poi la metà dei dipendenti pubblici messi in smart working dovrà tornare alla scrivania.
Nei soli ministeri, dove durante l'emergenza lo smart working ha toccato punte dell'80%, torneranno al lavoro in più di 60 mila. Altri 50 mila dipendenti pubblici circa ripopoleranno gli uffici di agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Negli enti locali, 600 mila dipendenti, lo smart working si è diffuso a macchia di leopardo: devono riprendere a svolgere l'attività in presenza suppergiù 300 mila lavoratori smartabili. Se si guarda anche al personale degli enti di ricerca e agli amministrativi di sanità, scuola e università, il conto dei dipendenti pubblici richiamati in ufficio arriva appunto a sfiorare le 500 mila unità.
«Al fine di assicurare la continuità dell'azione amministrativa si è deciso di dimezzare lo smart working nella Pa, ma le amministrazioni non si stanno muovendo tutte allo stesso modo per raggiungere questo traguardo. Per esempio, la Regione Lazio ha deciso di richiamare in ufficio la metà degli smart worker. In Regione Lombardia invece i dipendenti impiegati in attività che possono essere svolte in modalità agile potranno lavorare da remoto solo la metà del tempo», spiega Federico Bozzanca della Fp Cgil. Dal 2021, grazie ai Pola, i piani organizzativi del lavoro agile redatti dalle amministrazioni pubbliche, la quota di smart worker sul totale dei dipendenti pubblici potrà salire al 60%. Il protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro rispetto all'emergenza Covid è stato adottato alla fine di luglio per rendere gli orari di lavoro e di apertura al pubblico più flessibili, promuovere le modalità di interlocuzione programmata con l'utenza e fissare le misure di controllo da mettere in campo per garantire il distanziamento durante le attività. Più nel dettaglio, è stato stabilito che è obbligatorio l'uso della mascherina negli uffici pubblici, mentre per i lavoratori che svolgono attività a contatto con il pubblico può essere previsto l'impiego di visiere. Visto però che nelle amministrazioni pubbliche i dpi ancora scarseggiano, i dipendenti almeno all'inizio dovranno portarseli da casa.
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Settembre 2020, 10:43
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