Gaudio, rettore della Sapienza: «Basta fare gli interessi del Nord: a Roma un’agenzia internazionale»

Gaudio (La Sapienza): «Basta fare interessi del Nord, a Roma un’agenzia internazionale»

di Lorenzo De Cicco
«Roma è una delle capitali globali dell'arte, chi lo metterebbe in dubbio? Ma non è solo questo: è anche una grande città dell'innovazione e della ricerca. È assurdo non capirlo e non sfruttare questa sua vocazione», dice Eugenio Gaudio, rettore della Sapienza, la più grande università d'Europa, oltre 110mila iscritti, pochi giorni dopo la decisione del governo di candidare Milano per il Tribunale unificato dei brevetti (dopo averla schierata, senza successo, per l'Agenzia europea del farmaco), mentre Torino, come ricompensa, ha strappato la designazione per l'Istituto dell'intelligenza artificiale. A Roma, nulla.
Rettore, perché il governo dà l'impressione di puntare sempre tutte le fiches sul Nord?
«Non voglio parlare di preconcetti. Ma ci sono situazioni politiche evidenti, interessi radicati al Nord in maniera significativa, legittimi per carità, ma alla fine pesano. Peccato. Una grande agenzia internazionale oltre a trovare terreno fertile per le collaborazioni in campo scientifico a Roma potrebbe sfruttare anche le facilitazioni nei rapporti istituzionali, penso alla presenza dei ministeri e di enti pubblici di primissimo piano, strategici».
Non avere grandi enti comunitari nel campo della ricerca penalizza gli studiosi di Roma e del Centrosud?
«Certamente sì, rischia di crearsi un gap».
L'Irbm, il colosso farmaceutico di Pomezia che con l'università di Oxford sta sviluppando uno dei vaccini Covid, ha detto che non avere agenzie Ue, di fatto, è uno svantaggio.
«Ma certo, questi grandi enti portano con sé investimenti, scienziati, innovazione. D'altro canto c'è anche un aspetto che va detto e che riguarda Roma e com'è stata amministrata».
Cioè?
«Roma in questi anni non ha compiuto quel salto di qualità a livello infrastrutturale che ci si aspettava, per essere obiettivi, mentre altre città del Paese su questi aspetti hanno lavorato bene».
Ce l'ha quindi con chi ha governato la Capitale negli ultimi anni, la sindaca Virginia Raggi?
«Non mi faccia fare nomi, le dinamiche partitiche non aiutano in questi casi. Parlo di temi».
I temi, allora: dov'è mancato questo salto di qualità? O per dirla in termini meno ottimistici: dov'è che le cose sono precipitate?
«Il salto di qualità è mancato sui trasporti, sulle strade, ma penso anche alle strutture in senso stretto. Esempio pratico: se dobbiamo fare un congresso con 15mila persone, a Roma ci sarebbero difficoltà a organizzarlo».
Come se ne esce?
«Il Campidoglio, la Regione, lo Stato, dovrebbero pensare finalmente a Roma nella sua dimensione di Capitale. Serve una legge per i poteri speciali, al di là di chi la governa».
Se ne parla da almeno un decennio. La riforma varata dal Parlamento nel 2010 è rimasta incompiuta in larga parte.
«Eppure stiamo parlando di prerogative scontate: guardiamo cosa avviene nel resto d'Europa. I contribuenti romani non possono sostenere servizi e oneri al pari dei cittadini del resto d'Italia. Chi governa la Capitale può avere lo stesso margine di manovra di chi amministra Cosenza o Modena? Siamo onesti. Poi è fondamentale che il governo pensi ad un vero rilancio infrastrutturale, anche questo, mi dirà, è un tema di cui si parla da tempo. Ora va affrontato, una volta per tutte. Roma ha tutte le potenzialità per rinascere. Oltre quei preconcetti di cui parlavamo prima e che qualcuno usa per privilegiare il Nord».
Per esempio?
«Beh, c'è chi dice che Milano oggi sia avvantaggiata perché inserita in un contesto mitteleuropeo, ma Roma ha una posizione più strategica ancora, perché non si rivolge solo all'Europa ma a tutto il bacino del Mediterraneo. E abbiamo una ricchezza di eccellenze e strutture di altissimo livello. Ne cito qualcuna: il Cnr, l'Enea, gli uffici studi dei ministeri e dei grandi enti pubblici e privati. Tutto questo non può non essere valorizzato come asset fondamentale della Capitale, che non è solo, appunto, una grande città d'arte e una grande sede culturale riconosciuta a livello mondiale. È anche la città della cultura dell'innovazione. E queste presenze importanti vanno messe a sistema. Mi faccia dire della Sapienza».
Prego.
«Anche quest'anno si è confermata tra le migliori università al mondo nell'Academic Ranking of World Universities, che mette in classifica oltre mille università a livello globale. Abbiamo confermato il nostro prestigio nel panorama internazionale e non era facile».
Perché?
«Perché siamo un ateneo pubblico dai grandi numeri e con una vocazione, diciamo, generalista. Tutto questo per dire che Roma ha le carte per vincere la partita del rilancio, anche se il quadro, non ce lo nascondiamo, è complicato. Ma se lo Stato, insieme agli enti locali, ci crede, la città può davvero diventare un punto di riferimento non solo a livello europeo, ma nel Mediterraneo. Potrebbe collegare tutta la sponda Nord con quella del Sud e ad Est, fare da raccordo per un'alleanza scientifica di livello mondiale. C'è lo spazio per la creazione di un polo internazionale: le eccellenze e le potenzialità già ci sono. Tocca sfruttarle».

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Febbraio 2023, 01:47
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