Treu (Cnel): «Bisogna seguire Draghi, il Sud riparta dai giovani»
Recovery Fund, la chance dell'Europa per superare dualismo Nord-Sud
La buona notizia è che tra le intenzioni del governo c’è quella di spendere una parte dei soldi del Recovery Fund per colmare questo gap. Che, tuttavia, resta profondo. La ricognizione a livello regionale (escluse le regioni a statuto speciale) delle prestazioni effettivamente erogate da tutti i governi locali e dei relativi costi sostenuti per i servizi sociali e dei servizi complementari di istruzione, è stata condotta dal Sose in collaborazione con l’Istat e il Centro interregionale studi e documentazione. In Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana e Lazio la spesa per i servizi legati all’istruzione comunale supera gli 800 euro per bambino tra i 3 e i 14 anni.
In Veneto, Umbria e Marche è di poco superiore a 600 euro per bambino. In Molise, Abruzzo e Basilicata è compresa tra 400 e 600 euro. In Campania, Puglia e Calabria invece scende sotto quota 400 euro.
I SETTORI
Per quanto riguarda il settore dell’istruzione, a fronte di una spesa pubblica complessiva di 40,7 miliardi di euro per il 2016, l’analisi ha investito una spesa complessiva di 6,1 miliardi, di cui 4,1 miliardi connessi ai servizi complementari (quindi refezione, trasporto, assistenza disabili e gestione delle scuole) offerti dai comuni nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, 628 milioni di euro di competenza delle province e delle città metropolitane spesi per le scuole secondarie di secondo grado prevalentemente per l’assistenza agli alunni con disabilità e alla gestione degli edifici, 1,4 miliardi di euro di competenza dei governi regionali per i servizi relativi alla formazione professionale. Nell’analisi dunque non è stata inclusa la spesa di competenza diretta dello Stato centrale per la didattica. La Sose, nel suo documento, fa una osservazione. «Il deficit di servizi che si registra nel Mezzogiorno, che si riflette poi in livelli di spesa più bassi rispetto a quelli medi del centro-nord», si legge nel documento, «pone molti interrogativi in merito a come il decisore politico potrà agire per giungere alla determinazione dei Lep soprattutto in relazione alla risorse necessarie per il loro finanziamento».I Lep sono i livelli essenziali delle prestazioni. Lo Stato cioè, attraverso i Lep deve dire, nel caso dell’istruzione, a cosa ha diritto ciascun bambino: quanti metri quadri nell’aula, la mensa, lo scuolabus, il tempo pieno. I Lep, in altre parole, servirebbero ad eliminare il gap tra Nord e Sud. Ma se ne parla da anni senza mai calcolarli. Il motivo lo spiega bene la Sose. Se lo Stato stabilisce che in tutta Italia ci devono essere gli stessi servizi, poi bisogna trovare i soldi da dare al Sud per poter finanziare quei servizi. Ed è qui, che fino ad oggi, il discorso si è interrotto.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 24 Agosto 2020, 12:28
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