L'associazione Differenza Donna vince il ricorso contro gli stereotipi sessisti nei tribunali italiani. Il Comitato delle Nazioni Unite che monitora la Convenzione per l'eliminazione di ogni discriminazione contro le donne ha riconosciuto che i pregiudizi diffusi nei tribunali italiani violano il principio dell'uguaglianza delle donne davanti alla legge.
Il Cedaw ha accolto il ricorso dell'associazione Differenza Donna sul caso di una donna già vittima di violenza domestica e poi stuprata da un agente delle forze dell'ordine, prima condannato e poi assolto nei successivi gradi di giudizio. Negli interventi dell'autorità giudiziaria italiana sono stati riscontrati stereotipi sessisti. «In particolare - spiega la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio - il Comitato ha condannato lo Stato al risarcimento morale e materiale nei confronti della vittima, ha raccomandato di introdurre programmi specifici di formazione sulla violenza contro le donne per tutti gli operatori della giustizia e ha infine intimato al nostro Paese di modificare il reato di violenza sessuale, garantendo la centralità del consenso della vittima come elemento determinantè del delitto. Si tratta di un grande risultato, completamente in linea con gli esiti delle diverse indagini svolte dalla Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e in particolare della relazione sulla vittimizzazione secondaria di donne e minori. Ora è determinate approvare il ddl in Commissione Giustizia che stabilisce che quando non c'è consenso c'è violenza». La senatrice Valente ha ringraziato Teresa Manente e tutte le avvocate di Differenza Donna «per questo straordinario risultato».
«A distanza di ventisei anni dalla riforma dei reati sessuali, l’Italia riceve la raccomandazione di modificare il reato di violenza sessuale eliminando ogni riferimento a condotte di violenza o minaccia e di garantire la centralità del consenso della vittima “come elemento determinante” del delitto», spiegano le avvvocatesse di Differenza Donna.
STORICA VITTORIA: DIFFERENZA DONNA VINCE RICORSO CONTRO GLI STEREOTIPI SESSISTI DEI TRIBUNALI ITALIANI. - - - - IL COMITATO CEDAW IL 18 LUGLIO 2022 HA DECISO IL CASO F. c. ITALIA (148/2019) riconoscendo CHE GLI STEREOTIPI E I PREGIUZI SESSISTI DIFFUSI NEI TRIBUNALI ITALIANI VIOLANO IL PRINCIPIO DELL’UGUAGLIANZA DELLE DONNE DAVANTI ALLA LEGGE. IL COMITATO CEDAW HA RIBADITO CHE LADDOVE NON C’E’ CONSENSO C’E’ SEMPRE VIOLENZA SESSUALE, PERTANTO IL REATO DEVE ESSERE MODIFICATO.
Per la prima volta in Italia il Comitato CEDAW, comitato delle Nazioni Unite che monitora l’applicazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, ha accolto il nostro ricorso F. c. Italia iscritto al n. 148/2019 e ha riconosciuto che l’Italia ha violato gli articoli 2 (b)-(d) e (f), 3, 5 e 15 della CEDAW nei confronti di una donna che, già vittima di violenza domestica, ha subito uno stupro da un agente delle forze dell’ordine incaricato delle attività di indagini in corso sul maltrattamento subito dall’ex marito. L’agente delle forze dell’ordine era stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione, poi assolto in secondo grado. La Corte di cassazione ha poi confermato l’assoluzione. Lo Stato italiano nel procedimento ha difeso le politiche nazionali adottate negli ultimi anni in materia di prevenzione della violenza di genere nonché l’operato dell’autorità giudiziaria, ma il Comitato CEDAW ha ritenuto che il trattamento riservato alla donna prima dalla corte d'appello e poi dalla Corte di Cassazione non ha garantito “l'uguaglianza sostanziale della donna vittima di violenza di genere”. Il trattamento riservato alla donna dall’autorità giudiziaria nasconde infatti, secondo il Comitato CEDAW, “una chiara mancanza di comprensione dei costrutti di genere della violenza contro le donne, del concetto di controllo coercitivo, delle implicazioni e delle complessità dell'abuso di autorità, compreso l'uso e l'abuso di fiducia e l'impatto dell'esposizione ai traumi successivi”. Secondo il Comitato, inoltre, sono state ignorate le vulnerabilità e le esigenze specifiche della donna vittima anche di violenza domestica. Il Comitato dinanzi alla difesa articolata dallo Stato italiano, che ha rivendicato “sforzi significativi per implementare iniziative sulla parità di genere”, ha sottolineato che se non si riconosce l'esistenza degli stereotipi sessisti e non si intraprendono azioni determinate per rimediare ai pregiudizi diffusi, qualsiasi modifica legislativa è vana, in quanto inaffidabile “per cambiare la realtà delle donne, che sono vittime in modo sproporzionato di violenze e abusi, che possono lasciare cicatrici (a volte invisibili) per tutta la vita e a livello intergenerazionale”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 20:40
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