Messico, arrestati confessano: uccisi e bruciati i 43 studenti

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I 43 studenti messicani scomparsi a fine settembre a Iguala sono stati uccisi e bruciati vicino a una discarica nello Stato di Guerrero, e i loro corpi sono stati gettati in un fiume. È quanto emerge dalla confessione di alcuni arrestati in relazione al caso, secondo quando riferito dal procuratore generale del Messico. Il procuratore ha anche mostrato un video in cui si vedono centinaia di frammenti di ossa e denti carbonizzati recuperati dal fiume. Si pensa, però, che sia molto difficile estrarre il Dna per confermare l’identità delle vittime dell’omicidio di massa e dell’incenerimento che sarebbe durato 14 ore. I presunti assassini avevano ammassato i corpi sopra un mucchio di pneumatici e legna, versandoci sopra del carburante, in riva al fiume San Juan a Cocula, vicino a Iguala. "Capisco l'enorme dolore che le informazioni da noi ottenute causeranno ai familiari, un dolore che tutti condividiamo", ha detto il procuratore durante una conferenza stampa. "Le dichiarazioni e le informazioni che abbiamo ottenuto - ha affermato - indicando purtroppo l'uccisione di un grande numero di persone”. Circa 74 persone, tra cui l'ex sindaco di Iguala e la moglie, sono state arrestate finora nell'ambito dell'indagine sull'attacco della polizia contro studenti che manifestavano il 26 settembre a Iguala. Gli agenti avevano ucciso sei persone e portato via i 43 studenti. Ora si cercano altri sospetti. Prima dell'annuncio del procuratore, le autorità avevano informato i familiari degli scomparsi del ritrovamento dei sei sacchi con resti umani non identificati in riva al fiume.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Settembre 2016, 10:03
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