Narni, il teatro Manini verso nuovi orizzonti sotto la direzione Montanari-Sacco.

Narni, il teatro Manini verso nuovi orizzonti sotto la direzione Montanari-Sacco.

di Francesca Tomassini

NARNI Continua il periodo d'oro del teatro Manini che, in questa prima stagione sotto la guida di Davide Sacco e Francesco Montanari, sta collezionando una serie di "tutto esaurito". Una direzione a quattro mani che ha prodotto un cartellone in grado di attirare un pubblico sempre più ampio, anche da fuori regione, e che si propone di ridefinire l'identità stessa della "casa" teatro. A questo proposito, Francesco Montanari racconta la nascita del progetto e l'orizzonte verso cui tende. Dirigere un teatro è una scelta che spesso gli artisti fanno intorno alla maturità. Questo è un caso singolare o un desiderio coltivato da tempo? «Io sono in debito con il teatro -esordisce- dopo Romanzo Criminale, professionalmente ho vissuto un periodo di silenzio. Poi un giorno ho incontrato Massimiliano Farau, mio ex docente all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico dove mi sono diplomato, che mi ha proposto di fare "Killer Joe". E da lì non mi sono più fermato». Perchè la scelta di dirigere il teatro Manini con Davide Sacco?« In verità ci siamo incrociati negli anni, perchè Davide è un grande conoscitore del teatro, quasi a livello di nerd (sorride ndr) e poi alla fine ci siamo come dire? Innamorati». Una sorta di colpo di fulmine artistico da cui ha preso corpo una visione. «La nostra idea è fare un teatro fondato sull'umanità e la verità delle emozioni, dove la regia è al servizio della direzione attoriale. L'obiettivo ultimo è che un giorno il teatro Manini acquisisca una sua identità, un valore al di là dei nomi che potranno calcare il suo palcoscenico». Un progetto artistico che spazia dalla stagione di prosa e danza a laboratori internazionali, armonizzandosi con la stagione del Teatro Stabile dell’Umbria, «con cui siamo fratelli -precisa Montanari-» e di cui il Comune di Narni è socio fondatore. «Stiamo ricevendo grandi soddisfazioni -racconta ancora Montanari- il pubblico risponde alle nostre proposte, arrivando anche da lontano, anche dal Salento». E la prima nazionale de "L'uomo più crudele del mondo", in scena dal 9 al 12 febbraio scritto e diretto da Davide Sacco con Francesco Montanari e Lino Guanciale, conferma questo trend positivo tanto che la produzione sta già pensando di aggiungere almeno una replica. «Un testo di cui mi sono innamorato subito di cui sono entusiasta anche come co-produttore (è la prima produzione della Lvf, Teatro Manini  e Teatro Bellini di Napoli ndr). Lo spettacolo è una ricerca, uno studio sull'umanità. Intesa non (cita una frase dello spettacolo ndr) "come un insieme di persone che formano un collettivo", ma  come un contrasto. Quel conflitto presente in ognuno di noi fra l'ideale di se stessi e quello che realmente siamo ma non vorremmo, o vorremmo, essere. Un insieme di luci e ombre, di spunti che personalmente amo indagare ma che non riesco tutt'ora a definire». Uno spettacolo giocato sull'incontro-scontro di due uomini molto diversi tra loro, eppure simili. Due figure recluse all’interno di un capannone abbandonato.

Paolo Veres (interpretato da Lino Guanciale)  è “l’uomo più crudele del mondo”, o almeno questa è la considerazione che la gente ha di lui, imprenditore senza scrupoli proprietario della più importante azienda d’armi in Europa. Di fronte a lui, un giovane giornalista (Francesco Montanari) di una testata locale, che deve intervistarlo. Un gioco di ruoli che appare predeterminato ma che ben presto rivela risvolti completamente inaspettati. 


Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Febbraio 2022, 10:50
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