MasterChef Italia, undici edizioni e non sentirle. In partenza oggi alle 21.15 su Sky Uno, e poi ogni giovedì per 24 episodi, il programma di cucina più famoso d’Italia – figlio dell’omonimo talent show nato nel 1990 sulla BBC e arrivato nel nostro paese nel 2011 – supera la boa del decennio senza psicodrammi, variazioni nel regolamento, avvicendamenti in giuria o clamorose sterzate. E a differenza del cugino X Factor, approdato anche lui su Sky 10 anni fa e reduce da un’edizione in affanno, la formula non sembra risentire del tempo che passa. Anzi. Senza bisogno di un conduttore, il programma gira liscio sui cardini oliati del trio di giudici invariato dal 2019: gli chef Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri, Giorgio Locatelli, facce da film (più di tutti Cannavacciuolo, Bud Spencer della cucina) e tempi comici rodati, ruoli definiti (l’empatico, il cattivo, il buono) e una leggerezza programmatica che non fa mai scadere il battibecco in rissa.
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«Siamo diversi e questo ci porta a litigare, ma lo facciamo sempre per il bene del programma, per tirare fuori l’anima delle persone – ha detto Barbieri, presentando insieme ai colleghi la nuova edizione – ma siamo talmente affiatati che mi stupisce che non abbiamo ancora aperto un ristorante insieme. Sarebbe interessante, e faremmo anche tanti soldi». Scegliendo di non prendersi troppo sul serio, MasterChef dopo dieci edizioni continua a giocare sull’ironia, con una regia giocosa e divertiti contrappunti musicali (il requiem di Mozart sul cuscus del prete, The Pogues sulle tagliatelle del rocker), e un occhio di paterno affetto per i concorrenti che si avvicendano tra “mappazze” e impiattamenti, salse che s’incollano e accostamenti arditi di zenzero, mango, ribes e tutto ciò che cresce nella dispensa del programma.
Sin dalla fase di selezione del “live cooking”, al centro dei primi due episodi di oggi, è chiara la volontà degli autori di mostrare quest’anno, attraverso i concorrenti, il volto dell’Italia multiculturale e moderna: pur nella massima varietà dei candidati – dalla casalinga alla modella, dallo studente diciottenne alla figlia d’arte del cuoco stellato – spiccano volti e cucine di altri paesi, dall’Argentina, dalla Nigeria, dal Giappone e dal Medio Oriente, storie di seconde e terze generazioni («Il futuro del cibo italiano è qui», si dicono i giudici nella prima puntata), e un’attenzione diffusa al tema del riscatto, della seconda occasione, della rivincita sulla vita.
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«Le storie dei concorrenti affronteranno anche i problemi alimentari, e credo che arricchiranno il pubblico – ha commentato Cannavacciuolo – forse qualcuno a casa si sentirà meno solo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Dicembre 2021, 16:00
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