Serie A, buon compleanno. Domenica 90 anni di storia, dalle maglie senza numeri al Var
di Marco Lobasso
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Le polemiche e i meccanismi di allora, comunque, sono rimasti gli stessi di oggi: proprietari dei grandi club che vogliono comandare, il Palazzo (che allora era in mano ai fascisti e al presidente federale Leandro Arpinati) a mediare, le piccole società a protestare, i tifosi a subire gli eventi e, qualche volta, a fare già allora i violenti. In quel piovoso 6 ottobre di novant’anni fa scesero in campo fuoriclasse e sconosciuti. La stella era Guseppe Meazza dell’Ambrosiana (nome fascista per cancellare Internazionale) che spinse la squadra allo scudetto e vinse il titolo dei bomber con 31 reti. C’era il promettente attaccante Volk della Roma che conquistò il Testaccio (ma i giallorossi andarono ko 3-1 con l’Alessandria all’esordio).
C’era la Juve di Combi che un anno dopo vincerà lo scudetto (e poi altre 4 volte di seguito). C’era un giovanissimo Nereo Rocco calciatore, alla prima uscita con la Triestina, ripescata insieme a Lazio e Napoli, per far partire la serie A a 18 e non a 16 squadre. Era il calcio del Milan che diventava Milano e Genoa Genova, per compiacere Mussolini. Era il pallone di club nella storia e oggi un po’ dimenticati come Pro Vercelli e Pro Patria, di nomi leggendari come quello del tecnico austriaco Arpad Weisz, mago dell’Ambrosiana-Inter di quel tempo, di numeri record, come i 970 gol segnati in quella prima stagione di serie A a girone unico, alla faccia di chi pensa che il calcio di allora fosse fatto solo di 0-0 e poco spettacolo. Ieri come oggi, che gol e spettacolo non mancano, ma con in più un super tecnologico Var, che sta sostituendo, nelle azioni e nelle coscienze, i nostri cari arbitri e che sta raffreddando (ma solo un po’) la nostra passione. Buon compleanno, serie A. Supererai anche questa.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2023, 09:08
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