Mauro:«Il calcio riparta con nuove regole, altrimenti rischia il collasso»
di Marco Zorzo
Preoccupato, Mauro?
«Beh, sarei un pazzo se non lo fossi, visto che si continua a morire. Una situazione allucinante. Non solo in Italia. Ma ne dobbiamo uscire».
Il calcio è fermo da un mese e mezzo. Come la vede?
«Era inutile continuare. Forse bisognava fermarsi prima. Ma con il senno di poi è facile dire le cose...».
La corsa scudetto congelata...
«Credo che sia l’ultimo dei problemi, questo. Chi se ne frega dello scudetto, onestamente. Ora bisogna uscire da questo incubo e ripartire con determinate prospettive, Chiare, ma soprattutto logiche».
Cosa intende?
«Semplice, siamo di fronte a una svolta epocale. Che di fatto ha già cambiato la nostra vita nelle ultime settimane. E il calcio, volenti o nolenti, è una industria importante del nostro Paese. Che dovrà essere inevitabilmente rivista nelle sue componenti».
Scusi Mauro, cosa vuole dire?
«Ci si dovrà dare delle nuove regole. E finalmente mettere in atto quelle riforme sempre sbandierate ma mai messe in pratica da chi si è succeduto nelle alte sfere federali calcistiche».
Un esempio pratico?
«Semplice, tanto per cominciare la serie A a 20 squadre non ha più senso. Meglio scendere a 18. Lo stesso discorso vale anche per la serie B. E tre gironi di serie C sono troppi. Bisogna snellire il sistema, diventato obsoleto e che non può più reggere i costi diventati insopportabili per gran parte delle società».
I dilettanti praticamente sono allo stremo.
«Certo, altro che 30%. Rischiamo di perdere almeno la metà delle società dilettantistiche in Italia».
Anche in serie A c’è chi si trova in difficoltà, vero?
«Credo che il nostro calcio deve darsi una bella regolata, altrimenti rischia il collasso. Insomma, da rivedere l’intero sistema calcistico. E bisogna farlo in fretta. Non basta solo ripartire. Occorre svoltare».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Aprile 2020, 09:04
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