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Preoccupa soprattutto il fatto che questi numeri siano in costante aumento e che il mondo del calcio italiano faccia ancora troppo poco per invertire questa drammatica tendenza. Ne è convinto Guglielmo Stendardo, 228 partite in serie A tra Lazio, Juve, Napoli e Atalanta, avvocato dal 2012 e docente alla Luiss in diritto sportivo. «In Italia il giovane calciatore tende a trascurare l’istruzione e non si preoccupa di studiare e formarsi per il futuro. Quasi sempre, tra i 20 e i 35 anni, pensa a giocare solo al calcio. In più, fino a quando è in attività, tende a seguire un tenore di vita alto che i buoni guadagni gli permettono. Il ridimensionamento, poi, è complicato e iniziano i disastri».
I dati sono da brividi e si fa fatica a immaginare tanti calciatori in difficoltà economiche. «È chiaro che non è solo un problema di istruzione e di tenore di vita esagerato - continua Stendardo -; nelle crisi finanziarie di tanti colleghi incidono anche i costi sanitari alti che i calciatori devono sostenere a fine carriera e la scarsa attenzione che mettono verso i problemi del Fisco. La scelta di un commercialista preparato e affidabile è alla base nell’attività del calciatore, sia dei big sia dei tanti atleti di serie B e di Prima divisione. Si tende ad attribuire poca importanza ai problemi fiscali, invece sono fondamentali. Trascurandoli tornano ingigantiti negli anni a venire e diventano micidiali».
In un quadro così inquietante ci vuole tanta onestà intellettuale da parte degli operatori del mondo del calcio. «Serve rispetto delle regole e onestà nell’affrontare i problemi. Ma, soprattutto, serve una rivoluzione culturale in questo sport - conclude l’ex difensore biancoceleste che oggi si diverte a giocare ancora tra i dilettanti, nel team della Luiss -. Bisogna aiutare i giovani calciatori a studiare, a informarsi, a prepararsi in tempo e adeguatamente per il futuro nel mondo del lavoro. Non è possibile che il 70% dei nostri giocatori abbia la terza media e solo l’1% sia laureato. Inoltre, serve un fondo di accantonamento per almeno 5 anni per dare serenità economica agli ex calciatori che iniziano una nuova attività; serve creare polizze vita che offrano rendite vitalizie per gli atleti. Spero che Figc e Lega vogliano imboccare questa strada, fondamentale per il futuro dei calciatori italiani. E bisogna fare presto, i dati sono già drammatici».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Novembre 2019, 16:10
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