Nazionale, un'Italia senza il numero 10.
Conte: "Saremo eclettici"

Nazionale, un'Italia senza il 10. Conte: "Saremo eclettici"
C'era un tempo in cui in nazionale si incrociavano i talenti di Rivera, Juliano e Corso; un altro in cui Baggio e Del Piero erano in lizza per una maglia, e un altro ancora in cui la rivalità era tra Del Piero e Totti. Oggi la nazionale è senza un numero 10: lo hanno deciso gli stessi giocatori azzurri, che nella scelta delle maglie per il doppio test contro Spagna e Germania hanno lasciato non assegnata quella più evocativa. Più modestia che paura delle responsabilità, e comunque in pieno spirito con la 'nazionalè operaia voluta da Antonio Conte ai tempi della crisi.

È la nazionale degli 'ecletticì dice il ct. E allora la numero 10 - indossata da Verratti o Giovinco fin qui, e comunque assente anche in alcune delle ultime uscite - è troppo 'pesantè? Troppo carica di responsabilità e significati? Avrà pensato questo Federico Bernardeschi che da questa stagione gioca nella Fiorentina portando sulle spalle proprio il numero 10 ma nella nazionale dei grandi non può pretendere di indossarla alla prima convocazione. L'hanno 'snobbatà pure coloro che anche solo per un fatto di esperienza avrebbero potuto onorarla, come Candreva e Montolivo. E quelli che hanno giocato col 10 in azzurro negli ultimi tempi, i Giovinco, i Cassano, i Verratti sono fuori dal gruppo per vari motivi.

Come ha ribadito ieri il ct, in previsione di «un torneo breve e intenso come gli Europei» servono prima di tutto giocatori eclettici, duttili, capaci di coprire più ruoli anche nel corso di una stessa partita. Ecco perché uno come Alessandro Florenzi, dopo esserlo diventato nella Roma, ha tutto per diventare uno dei punti fermi della nazionale presente e futura. Ecco perché un giovane talento come Bernardeschi, che Sousa ha spostato sulla fascia anche se lui, come ha ribadito anche oggi, predilige ed è nato per giocare più al centro a sostegno delle punte, può ambire davvero a conquistare un pass per la grande competizione di giugno.

«Saper giocare da esterno non è una condanna, semmai per me e per la squadra è un'arma in più - ha detto il giocatore della Fiorentina - All'inizio non è stato facile imparare un ruolo diverso ma se hai testa e voglia diventa tutto più semplice. Sousa poi mi ha aiutato molto dandomi continuità e fiducia e non finirò mai di ringraziarlo. Se sono qui e sogno di andare agli Europei è anche merito suo: decida Conte dove vuole provarmi». La duttilità è uno dei grandi pregi di Florenzi, capace di fare il terzino come di trasformarsi in esterno d'attacco.

«In questa Nazionale ci sono giocatori a cui basta un semplice spostamento di dieci metri per far cambiare modulo anche a partita in corsa. È di sicuro un'opportunità in più per noi».
E il ct, anche se in scadenza, ci crede più che mai: «L'annuncio del suo addio non mi ha stupito. Facendo gli scongiuri, è come se io dovessi stare fermo 4 mesi per infortunio. So bene - ha sorriso Florenzi - che già dopo un mese il campo mi mancherebbe tantissimo. Penso che Conte si sia sentito così. In ogni caso è sempre lo stesso, non è cambiato, semmai l'ho trovato ancora più carico. Non fosse stato così non ci avrebbe sottoposti a due allenamenti al giorno più sedute-video per studiare la Spagna». E provare a fermarla anche senza numeri 10.

Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Marzo 2016, 21:54

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