Su Netflix "Tutto chiede salvezza": «Un viaggio nel disagio psichico dei giovani tra dramma e humor»

Su Netflix "Tutto chiede salvezza": «Un viaggio nel disagio psichico dei giovani tra dramma e humor»

di Valeria Arnaldi

Il “male” di vivere, la fragilità dell’animo umano, la difficoltà di comprendere il senso dell’esistenza. Ma anche il sorriso, gli affetti, l’immaginazione, come chiave per la libertà. Sono questi i cardini della serie “Tutto chiede salvezza”, diretta da Francesco Bruni, prodotta per Netflix da Picomedia, disponibile sulla piattaforma da venerdì. Tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, vincitore Premio Strega Giovani 2020, e basata su sue esperienze autobiografiche, la serie in sette puntate vede al centro il giovane Daniele - a interpretarlo è Federico Cesari, al primo ruolo da protagonista - che, dopo un crollo psicotico, con attacco di rabbia abnorme, è sottoposto a una settimana di Trattamento sanitario obbligatorio.
Ad ogni puntata corrisponde la narrazione di un giorno di TSO, in cui Daniele deve imparare a fare i conti con i propri abissi interiori e a relazionarsi con gli altri pazienti, gli infermieri, i medici, finendo così per trovare una nuova “misura” del mondo. «Qui arriva al culmine l’iter che ho iniziato con “Scialla” e proseguito con “Tutto quello che vuoi” - dice Bruni - la traccia è l’osservazione del crescente disagio giovanile, portata avanti sempre secondo la mia cifra, ossia unendo dramma e umorismo». La serie commuove, infatti, ma non manca di strappare qualche sorriso. «Studio Medicina e avevo già avuto modo di visitare dei reparti psichiatrici prima delle riprese», racconta Cesari, che, per quanto riguarda la professione, ha ben chiaro il suo futuro. «Appenderò la laurea al muro e mi dedicherò alla carriera da attore. Se dovesse andare male - scherza - posso sempre prendere la laurea specialistica». Ricco il cast. Andrea Pennacchi è Mario, ricoverato: «È una sorta di eroe tragico, sa indicare la via per la salvezza ma non sa intraprenderla».
Ricky Memphis è l’infermiere Pino: «Mio zio era un infermiere psichiatrico, mi sono ispirato a lui.

E avevo anche altri parenti impiegati in questo ambito. Erano persone dall’animo buono, ma a volte dai modi bruschi. Credo fosse una maniera per andare avanti». E altri, da Vincenzo Crea e Lorenzo Renzi, nei panni di pazienti dal difficile passato, fino a Nina, ossia Fotinì Peluso, attrice e influencer - la madre è impersonata da Carolina Crescentini - che tenta il suicidio. Poi, Filippo Nigro, Raffaella Lebboroni, Lorenza Indovina, Michele La Ginestra. La serie è girata tra Roma, Ostia e Anzio. «Ancora oggi si pensa che basti la volontà per uscire da una malattia mentale - conclude Cesari - non è vero». Così la narrazione si fa pure strumento di prevenzione. «La letteratura dovrebbe fare questo - commenta Mencarelli - scavare nei luoghi, entrarci dentro».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Ottobre 2022, 06:20
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