Castello delle Cerimonie, la marcia dei 300 contro la confisca: «La Sonrisa siamo noi»

L'incontro tra la delegazione dei lavoratori e il sindaco di Sant'Antonio Abate non ha chiarito le incertezze sul futuro del complesso alberghiero

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di Redazione web

Camerieri, cuochi, maître e l'intero staff de «Il Castello delle Cerimonie» in marcia per i loro diritti. Sono 300, come i guerrieri di Leonida, i manifestanti che a gran voce hanno lanciato un unico coro: «La Sonrisa siamo noi». Una mattinata movimentata all'ingresso del ristorante-hotel La Sonrisa di Sant'Antonio Abate, dinanzi alla cancellata che conduce al vialetto privato intitolato alla memoria di don Antonio Polese, quello che fu il boss delle cerimonie.

La protesta

L'intero staff ha protestato dopo la notizia della Suprema Corte di Cassazione, che condanna i proprietari attuali della struttura, la famiglia Polese, per lottizzazione abusiva a partire dalla fine degli anni Settanta. La loro richiesta è semplice, seppur complicata in termini burocratici: continuare a lavorare. Sono infatti circa 200 le famiglie che temono una chiusura definitiva del Castello.

 


 
 

I Polesi assenti

L'iter giudiziario è iniziato nel 2011 e ora è concluso, l'unica possibilità che ha la proprietà è rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo ritenendo vìolato il diritto al giusto processo. Ma è davvero la soluzione estrema, perché ora la proprietà della struttura deve passare all'Amministrazione comunale di Sant'Antonio Abate.

In corteo lavoratori, simpatizzanti e famiglie. Non ci sono Matteo Giordano, Imma Polese, né i figli né gli zii Sabatino e Agostino Polese, fratelli del defunto don Antonio. Sono rimasti in casa ubicata all'interno della stessa struttura. 
 

La marcia verso il Municipio

Stamattina i lavoratori, qualcuno accompagnato dalle famiglie, si sono diretti verso il Municipio, per incontrare il sindaco Ilaria Abagnale alla quale hanno presentato le proprie istanze. 

L'incontro tra la delegazione dei lavoratori e il sindaco di Sant'Antonio Abate non ha chiarito le incertezze sul futuro del complesso alberghiero, come riporta Il Mattino.

Ma, all'uscita dal Comune, i lavoratori si sono detti fiduciosi e soddisfatti delle rassicurazioni ricevute dal primo cittadino. Hanno, inoltre, affermato che sono consapevoli che i tempi non dipendono dal Comune e che, quindi, bisogna attendere le autorità preposte.

Il primo cittadino di Sant'Antonio Abate ha assicurato che da parte sua farà il possibile per «salvaguardare i livelli occupazionali» spiegando ai lavoratori che al momento anche l'Amministrazione comunale di Sant'Antonio Abate non è a conoscenza di «termini, condizioni e tempistiche» con cui si svolgeranno le operazioni di acquisizione del bene al patrimonio comunale.  

Vicinanza e solidarietà: e poi?

Ai lavoratori tutta l'amministrazione comunale ha manifestato vicinanza e solidarietà: «Come sindaco di Sant'Antonio Abate, ho ribadito ai lavoratori che la vertenza per il riconoscimento dei loro diritti sarà portata su tutti i tavoli istituzionali - ha affermato il sindaco Ilaria Abagnale - Abbiamo ascoltato i lavoratori ed abbiamo preso in carico tutte le loro richieste, che ovviamente saranno riportate agli organi preposti.

Come già annunciato nei giorni scorsi, ho personalmente chiesto un incontro al prefetto di Napoli, Michele di Bari, per illustrargli tutte le problematiche connesse all'esecuzione della sentenza. Se finora ho deciso di non commentare la vicenda è solo e soltanto nell'interesse di donne e uomini che, dopo anni di sacrifici e impegno, oggi rischiano il loro posto di lavoro. L'impegno di questa amministrazione, al di là di tutto e nel massimo rispetto delle leggi, sarà quello di provare a salvaguardare i livelli occupazionali di una realtà molto importante per il territorio di Sant'Antonio Abate».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Febbraio 2024, 20:35
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