«Ripley, un criminale di talento nell’Italia di Fellini senza colori»

Scott e Fanning raccontano la serie rivelazione di Netflix

«Ripley, un criminale di talento nell’Italia di Fellini senza colori»

di Alessandra De Tommasi

In bianco e nero, così lenta da poterla assaporare, con una fotografia sempre spettacolare. È la rivelazione del momento, su Netflix, la serie “Ripley”, ispirata dal romanzo di Patricia Highsmith, già adattato quasi 30 anni fa nel film con Jude Law e Gwyneth Paltrow. Così come nella versione dell’epoca i protagonisti giovani, indomabili e pronti a conquistare il mondo, si ritrovano e i loro destini si intrecciano. Il protagonista assoluto, nei panni di Ripley, è l’irlandese Andrew Scott, già nemesi di “Sherlock”/Cumberbatch e di recente interprete di piccoli capolavori come “Estranei”. Dakota Fanning, ex-enfant prodige, qui è nei panni di Marge (la fidanzata del giovane Dickie). L’Italia degli anni 50 diventa una sorta di terra promessa, tra Atrani, Roma, Venezia, Capri e Palermo. La storia inizia con un milionario che invia da New York a Napoli un’agente di riscossione (Tom Ripley) per riportare a casa il figlio fuggito nel Belpaese (Dickie). «Con le icone letterarie – racconta Scott durante un incontro con la stampa internazionale – il pubblico ha un tale senso di possesso che vuole dar loro un’etichetta, “sociopatico”, “predatore”, “serial killer”, ma a me non interessa perché non credo che Tom sia tutto questo dalla nascita. Tutti possiamo sbagliare». In questa trasposizione di “Ripley” «c’è a tratti qualcosa che non ti aspetti e ti cattura ma per metterla in scena occorre che gli attori siano coordinati e io e Andrew lo siamo stati – aggiunge la Fanning – ci siamo affidati l’uno all’altra e, anche se lavoro da tanti anni, essere lì sul set e guardarlo prendersi lo spazio è stato un regalo enorme». «Per non parlare della prospettiva usata dal racconto: il pubblico si sente come Tom Ripley e non come una sua vittima».

D’altra parte Ripley è «ignorato dalla società, eppure pieno di talenti, che poi sfrutta nell’arte (che trafuga) ma per sopravvivere», spiega Scott.

Gli fa eco la eco la collega Fanning: «Il modo con cui il personaggio è trattato permette agli altri di avere e mostrare una propria prospettiva, senza stare sempre al centro della scena». Del resto, «il romanzo ha un livello di scrittura e profondità eccezionale - aggiunge Scott - Non potevo perdermi l’opportunità di partecipare a un film che ricostruisce l’epoca di Federico Fellini anche se con un’idea opposta, ovvero non mostrare nessuno dei colori caldi dell’Italia. Ma l’idea di base è che ognuno di noi senta quell’oscurità dentro di sé, quel mistero, in varie modalità». Un’Italia che ha lasciato un segno profondo sull’attore statunitense: «Volevo onorare la vostra lingua e poi avevo moltissime battute da imparare in fretta. Sono innamorato del vostro Paese da quando mia madre vera, insegnante d’arte, da bambino mi mostrava le opere di Caravaggio». Tra gli attori italiani della miniserie, tra le più viste su Netflix, Maurizio Lombardi, Massimo De Lorenzo e Margherita Buy.

riproduzione riservata ®


Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Aprile 2024, 06:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA