Olly: «Sperimentare sempre. Così "gira" la musica»

Il cantante genovese il 10 dicembre chiude il Mondo gira tour al Fabrique di Milano, tutto esaurito. Una festa per un anno incredibile.

Olly: «Sperimentare sempre. Così "gira" la musica»

di Rita Vecchio

Un anno importante, il riassunto di sette di carriera, iniziato con la partecipazione al Festival di Sanremo, trampolino mainstream di una storia musicale in cui i contorni sono già disegnati da numeri e sold out, e da brani come "Polvere" e "A squarciagola". Olly (nome d'arte di Federico Olivieri), giovane artista genovese che dal rap e dallo studio classico della viola, traccia una linea su un cantautorato che diventa miscellanea di generi, chiude con la data di “Il mondo gira tour”, concerto tutto esaurito al Fabrique di Milano il prossimo 10 dicembre. «Sarà lo show padre e madre di quelli fatti finora. Ci sarà un violino, forse presenterò un inedito e forse ci saranno ospiti. Metto il forse davanti perché sto ancora decidendo tutto». 

Il mondo gira. Il suo come sta girando?

«Molto velocemente. Lavoravo per un momento così dal 2016. E’ stato un anno intenso e ne è valsa la pena. Ho scoperto limiti da superare e so ciò che di me voglio migliorare, come perseverare nella disciplina». 

Partito da Genova, la sua città, cresciuto ascoltando De Andrè e Tenco. Come intende la musica? 

«Come un procedere continuo che mi guida. Oggi può essere un disco minimal, solo cassa e basso, vedi "Il mondo gira",  domani con un’orchestra. Ho sempre vissuto la musica così, come uno sperimentare senza avere nulla da perdere, creando una personalità tutta mia». 

Sta lavorando al nuovo disco?

«Sì.

Non so quando uscirà o come si intitolerà. Sarà il disco stesso a guidarmi. So che sto lavorando tanto in studio insieme allo stesso producer, JVLI. Sento che sto crescendo nella scrittura, sono più maturo, mi pongo tante domande (a cui non sempre trovo sempre risposte). Credo che la strada sia quella giusta».

Lei mette al centro la parola in un momento in cui si discute sui testi misogini e violenti di alcun rapper. Qual è il suo pensiero su questo? 

«Credo che ognuno debba sentirsi libero di scrivere ciò che sente. La censura all’arte rischia di non portare a nulla. A me personalmente non piace un certo tipo di musica e di conseguenza non la considero. Ma nello stesso tempo, ho 22 anni, e una maturità che mi rende capace di scegliere con una testa mia, senza essere suscettibile da frasi che ascolto. Sono cresciuto con un ascolto libero, che andava da De Andrè e Tenco a Fabri Fibra. Di certo, ascoltando la sua “Non crollo” (“Mi sono ucciso un giorno fa impiccandomi in bagno”, ndr), non mi è mai venuto in mente di suicidarmi. Credo nel ruolo della famiglia e dell’istruzione, il cui obiettivo primario deve essere dare gli strumenti ai ragazzi per crescere capaci di scegliere. Dare colpa ai rapper è un modo, oggi, per deresponsabilizzarsi». 

Il complimento più bello che le hanno fatto?

«Che la mia musica è vera e che sono bravo a raccontare cose complesse in modo semplice. Se sono arrivato a questo, ho vinto tutto». 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Dicembre 2023, 15:52
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