Mina, il nuovo disco: l'album fotoromanzo di una visionaria di oggi e di ieri

Nel disco, Ti amo come un pazzo, il duetto con Blanco e una interpretazione straordinaria del Don Salvatò di Enzo Avitabile e di Tutto quello che un uomo di Sergio Cammariere

Mina, il nuovo disco: l'album fotoromanzo di una visionaria di oggi e di ieri

di Rita Vecchio

Visionaria era, visionaria resta. Mina è più che contemporanea, è artefice del tempo che vive, che siano gli anni ’60 che sia il millennio in corso. “Ti amo come un pazzo”, l’album che pubblica il 21 aprile all’età di 83 anni, è senza tempo. Si canta l’amore sofferente, nostalgico, malinconico, triste, con ironia e commozione. Un "album fotoromanzo", dove le tracce sono racconti d’amore per immagini musicali. La raffinatezza e l’eleganza, sono di chi antepone l’arte all’ego. E' musa di Ozpetek che la sceglie per i suoi film, come "Povero amore" di questo album, e come dispensatrice quotidiana di pareri (è colei che gli fa notare i pregi e i difetti, è colei che definisce «la mia casting»). Dei 6000 brani che le arrivano all’anno, i cui autori sono speranzosi di essere "incarnati" dalla sua voce, questo album ce ne sono 10. Tra questi Blanco, che dal rosicidio sul palco dell’Ariston alla vetta delle vendite, è uno degli artisti di punta della nuova generazione. Il duetto con lui,  “Un briciolo di allegria” scritto con Michelangelo, è il risultato di due opposti che stanno in piedi oltre i luoghi comuni, «dove è Mina a entrare nel mondo di Blanco (e non viceversa)». “L’Orto”, scelto prima ancora che fosse portato a X Factor, è un divertissement, in cui trilla con la voce, gioca, si diverte, di cui ante litteram potrebbero essere “Mille bolle blu” o “Ma che bontà”. “Zum pa pa” è poesia pura (a scriverla è l’attore toscano Alessandro Baldinotti, già autore per Mia Martini): lei la interpreta magistralmente, gli arrangiamenti di Ugo Bongianni e Massimiliano Pani la riempiono altrettanto bene. Alla scaletta di inediti, se ne aggiungono due che sono nella storia della canzone. Di Enzo Avitabile c’è il “Don Salvatò”, vincitore del premio Tenco nel 2009, in cui Mina passa dalla lingua napoletana al latino, e “Tutto quello che un uomo” di Sergio Cammariere, premio della critica al Festival di vent’anni fa.

Per il resto, ha ragione suo figlio Massimiliano quando dice che è vero che Mina è Mina per la voce, ma a fare la differenza è, ed è stata, la (bella) testa.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Aprile 2023, 08:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA