Domani potrebbe ottenere la nomination ai Premi Oscar nella categoria miglior documentario per “Ennio”, sul Maestro Morricone. Nel frattempo Giuseppe Tornatore ha appena fatto tappa a Gedda, in Arabia Saudita, come presidente di giuria del Red Sea International Film Festival. E ora lo attende la preproduzione (top secret) di un copione già scritto.
È pronto al bis, dopo l’Oscar per “Nuovo Cinema Paradiso”?
«Il vero premio per me è stato riuscire a finirlo: tormentato dalla pandemia, temevo che il film si arenasse. E, una volta finito, non penso ai riconoscimenti né faccio nulla perché accadano: lo lascio libero e basta. In ogni caso temo non ci siano i tempi per l’Oscar».
Perché?
«Il film è uscito da poco, e in genere i film hanno bisogno di tempo perché facciano effetto le campagne di promozione. E da questo punto di vista non sarà molto aiutato».
Cos’ha scoperto in particolare di Ennio Morricone?
«Quello che ha colpito prima me e poi il pubblico è l’aspetto umano. Quando il padre trombettista è invecchiato, per non offenderlo ha smesso di inserire la tromba nelle esecuzioni, che non avrebbe mai accettato fossero meno che perfette. Ha ripreso molto tempo dopo la sua morte e questo dà il senso della sua personalità».
È la sua prima volta in Arabia Saudita?
«Sì, perché come turista non sono mai stato bravo. Se trovassi una storia adatta, ci farei un film anche domattina, forse proprio sulla comunità italiana che vive qui. Ha portato a galla alcuni ricordi: in un negozio di spezie nel souk ho ritrovato odori di quando ero bambino».
Crede nel valore sociale della sala?
«Qui hanno riaperto le sale nel 2018 dopo 35 anni d’assenza, ecco perché esserci in un momento così mi è sembrato doveroso. E poi, mentre da noi la gente ha paura di andare al cinema, mi ha incoraggiato vedere il pubblico in fila in Arabia Saudita per ritornarci, finalmente».
Il prossimo film?
«Ho iniziato la fase di pre, pre-produzione di un film che è già scritto.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Dicembre 2021, 14:27
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