Amy Winehouse, ecco il documentario
sulla sua vita: un monito per tutti

Amy Winehouse, ecco il documentario ​sulla sua vita: un monito per tutti

di Ilaria Ravarino
ROMA - Avrebbe compiuto proprio ieri 32 anni, ma un mix letale di depressione, bulimia e alcool ha spento la sua stella molto presto, a soli 27.





E nonostante Amy Winehouse sia stata una delle icone musicali più potenti degli "anni Zero" (più di 20 milioni di copie per l'album del 2006 Back to Black), nella memoria collettiva è rimasta impressa più per gli eccessi che per il suo straordinario talento. A recuperare l'altra faccia di Winehouse, seguendone vita e carriera attraverso più di 100 interviste e filmati d'archivio, è stato per primo il regista Asif Kapadia. Presentato fuori concorso allo scorso Festival di Cannes, e diventato il secondo documentario più visto nella storia del cinema inglese, il suo Amy- The Girl Behind the Name arriverà da oggi anche in Italia, solo per tre giorni.



Un film ricco di materiale inedito, spesso molto commovente («Se diventassi famosa - dice una giovane Winehouse in una delle sue prime interviste - credo proprio che perderei la testa»), girato per «bilanciare il circo mediatico di cui siamo stati tutti complici - ha detto il regista - condividendo video e cliccando siti solo per guardare quanto stesse andando vicina alla morte».



Non fa sconti a nessuno, il film, nel mostrare il percorso autodistruttivo di una ragazza ammalatasi di depressione fin da bambina, in seguito al divorzio dei genitori, e circondata da persone «che non agivano nel suo interesse». Il padre Mitch, in particolare, talmente offeso dal film di Kapadia da arrivare a denunciarlo. Il motivo? L'inclusione di un video in cui convince la figlia, sull'orlo del collasso, a partecipare a un reality di sua invenzione. «Non volevo incolpare nessuno - ha detto il regista - ma ignorare quel filmato sarebbe stato disonesto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Settembre 2015, 10:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA