Il padre conosciuto tardi e la malattia
I genitori si erano separati da bambino, ricorda Mollica. Il papà lo conobbe solo sulla via del ritorno dal Canada. Un incontro strano e speciale allo stesso tempo, che però gli rimase nel cuore perché capì presto che il padre lo avrebbe aiutato a coltivare le sue passioni: «Quando lo vidi gli diedi la mano, educatamente. Lui mi abbracciò e da quel momento diventò mio padre. Aveva capito che la mia passione erano i fumetti».
Già da bambino Mollica ha dovuto convivere con la consapevolezza che sarebbe diventato cieco. Lo aveva scoperto presto. Chiudeva l'occhio sinistro e sprofondava nel buio, non capiva. A sette anni sentì di nascosto cosa diceva il dottore: «Devo dirvi che vostro figlio diventerà cieco». Ha dovuto arrangiarsi, prima ha sempre scritto tutto a mano, ma negli ultimi anni era impossibile: «Così gli articoli ora me li compongo nella testa, come fosse un foglio bianco».
Nonostante la forza mentale, è difficile abituarsi del tutto e qualcosa inevitabilmente pesa più di altre: «Mi mancano i volti di mia moglie, i suoi occhi azzurri e il suo sorriso e mi manca il volto di Caterina e la sua luce», confessa Vincenzo Mollica.