«Streptococco A, forme più gravi dopo la pandemia di Covid. Ma ora la frequenza sembra in discesa»

Venerdì 9 Febbraio 2024, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 21:53

Il Covid e il suo influsso

«Noi pensiamo al Covid. L'ipotesi più accreditata – ragiona Bandera – è che per i due anni precedenti ci sia stata una riduzione dell'esposizione» al batterio «per l'uso delle mascherine, il distanziamento e le misure prese in pandemia. E che questo abbia poi favorito, nel momento in cui è ricircolato, la presenza di una popolazione suscettibile a questo tipo di infezione. Nel 2022 poi c'è stata anche una diffusione un po' più precoce dal punto di vista stagionale».

«Questo elemento, in combinazione con una popolazione che aveva perso globalmente un po' di immunità nei confronti del patogeno – aggiunge – ha fatto sì che ci sia stato un aumento della diffusione» dell'infezione «e anche la proporzione dei casi di malattia invasiva arrivata alla nostra attenzione a livello degli ospedali» è aumentata. «Lo abbiamo dimostrato anche a Milano».

A livello internazionale si è anche valutata la possibilità che stesse circolando un ceppo mutato. Ma anche dai dati analizzati dai ricercatori italiani «apparentemente sembra di no», dice la specialista che rimarca positivamente un aspetto: l'innalzamento dell'attenzione verso lo streptococco.

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