«In questa seconda ondata siamo messi peggio di marzo, c'è un coinvolgimento del centro sud, che ha servizi sanitari più fragili, abbiamo di fronte 4-5 mesi di inverno, c'è la pressione data dall'epidemia influenzale, il personale sanitario è meno motivato e ci sono attriti tra governo e enti locali che impediscono di prendere le misure più opportune». Lo ha affermato in audizione alla Commissione Sanità del Senato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Secondo Cartabellotta il sistema è in ritardo nella risposta al virus. «Siamo in ritardo sull'evoluzione del virus, passano 15 giorni tra il contagio e la notifica dei casi, c'è inoltre un ritardo in molte regioni sulla notifica delle diagnosi. L'indice Rt non può essere utilizzato da solo per decidere le misure, perché è in ritardo e può essere sottostimato, deve essere valutato insieme ad altri parametri. Inoltre siamo in ritardo con i Dpcm, stiamo andando verso il lockdown totale perché non siamo in grado di valutare gli effetti delle misure introdotte con i vari decreti. Bisogna notare che anche un lockdown totale da solo permette di ottenere una riduzione del 50% dei casi al ventottesimo giorno».
Sull'accesso ai dati, ha aggiunto l'esperto, c'è bisogno di più trasparenza. «La legge assegna all'Iss la sorveglianza utilizzando una piattaforma che è ad accesso riservato, i ricercatori indipendenti non possono fare nessuna ricerca ulteriore.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Novembre 2020, 10:36
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