Bar e ristoranti riaperti in zona gialla, solo negli spazi all’aperto. Via libera a teatri, live club, sale concerto. Anche le lezioni a scuola tornano a essere in presenza alle superiori: in zona rossa la presenza è garantita dal 50% al 75%, mentre in zona gialla e arancione dal 70% al 100%. E ancora: semaforo verde per gli spostamenti tra Regioni. «Il Governo ha preso un rischio, un rischio ragionato, fondato sui dati, che sono in miglioramento. Questo rischio che abbiamo preso e che sicuramente incontra le aspettative dei cittadini però si fonda su una premessa, che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente», ha detto il premier Mario Draghi, annunciando il nuovo Decreto Covid. Per alcuni membri della comunità scientifica, però, le riaperture potrebbero essere state fatte troppo in fretta e la conseguenza, se le prescrizioni non verranno rispettate con rigore, potrebbe portare a una quarta ondata di contagi.
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In un report presentato dall’epidemiologo Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler al Cts, infatti, viene sottolineato che, con l’aumento dell’indice di trasmissibilità Rt, l’epidemia «potrebbe non essere facilmente controllabile senza ulteriori restrizioni, soprattutto in caso di riaperture precoci (entro aprile)». Se l’indice salisse a 1,25 ci sarebbe il rischio di una quarta ondata che «richiederebbe misure importanti per evitare un altissimo numero di morti in breve tempo». Secondo Merler, le riaperture precoci, fatte entro aprile, possono portare a un «costante ma alto numero di morti giornaliere».
Anche Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, sottolinea che «di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico».
L’intensità di una possibile nuova ondata dipenderà poi dal ritmo delle vaccinazioni e dall’azione della variante inglese o di altre mutazioni, come quella indiana. «Proprio queste temibili novità avrebbero richiesto maggiore prudenza. Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70 per cento della popolazione si è permessa timide riaperture - ha aggiunto il professore in un’intervista alla Stampa - Il contagio va diminuito molto di più prima di alleggerire le misure, altrimenti senza tamponi e tracciamento riparte in poche settimane».
Ultimo aggiornamento: Sabato 8 Maggio 2021, 16:42
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