Sono stanchi e impauriti ma negli occhi di nonna Zoryana e dei nipoti Matvi, 15 anni, e la piccola Zlata, di nove anni, c'è anche tanta speranza. Sono arrivati a Roma lunedì: con mezzi di fortuna si sono arrangiati lasciando Leopoli, una delle prime città attaccate in Ucraina dove la guerra sta distruggendo tutto e sta separando le famiglie. Come quella di nonna Zoryana, 72 anni: «Mia figlia è un medico e anche il marito, non so se li rivedrò ancora. Sono rimasti a Leopoli, mi ha chiesto di mettere in salvo i bambini. Ecco perché con i pochi risparmi che avevo, sono partita» spiega con un filo di voce. La loro, è la prima famiglia inserita nel sistema di accoglienza della Regione Lazio attivato dalla Protezione Civile. Una rete di accoglienza che deve tener conto di misure sanitarie e regole anti Covid. Intanto sono stati attivati 10 mila alloggi ponte per i profughi ucraini attesi nei prossimi mesi.
L'APPELLO
Una fuga drammatica per Zoryana che ha scelto di tornare nella Capitale dove fino a qualche anno fa era impiegata come badante. La speranza era che, una volta arrivata, qualche sua vecchia conoscenza l'avrebbe accolta. Invece dopo tante porte chiuse, mercoledì sera si è rivolta alla nota trasmissione «Chi l'ha visto». Chiedendo aiuto e ospitalità. Giovedì dunque si sono attivate le unità di soccorso per i profughi ucraini. Ieri, nel primo pomeriggio, una squadra di volontari della Protezione Civile l'ha raggiunta alla Garbatella dove insieme ai due nipotini viveva in alloggio di fortuna. In attesa che il suo appello venisse raccolto: «Finalmente ci siamo» ha detto appena scesa dal pulmino davanti al Covid hotel dello Sheraton. Una tappa intermedia per le procedure sanitarie dove i sanitari hanno eseguito il tampone per lei e i due ragazzini.
Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Marzo 2022, 11:28
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