Li chiamano «medici a gettone» o «dottori con la valigia». Che lasciano i pronto soccorso o le corsie degli ospedali di Roma e Lazio - dove i sanitari sono sempre più rari - e per una o due settimane al mese si trasferiscono in Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte o Liguria, dove i Dea pagano per la “prestazione aggiuntiva”, lo straordinario, cento euro lordi all’ora. Nel Lazio, per la stessa voce, sono riconosciuti 60 euro. Il 40 per cento in meno.
«E non tutte le nostre aziende sanitarie versano lo straordinario - denuncia Giulio Maria Ricciuto, presidente regionale del Simeu (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza) - In questo modo la fuga dai pronto soccorso diventa ancora più frenetica, rendendo impossibile colmare i buchi di organico. Ed è difficile dare torto a questi colleghi: un giovane medico con una settimana di guardie in Trentino-Alto Adige (Regione a statuto speciale, quindi con più fondi per la sanità, ndr), per esempio guadagna quello che prenderebbe in un mese da contrattualizzato in un pronto soccorso romano, cioè 4mila euro lorde». A Roma le cronache dei giornali ci restituiscono le immagini di reparti di primo intervento dove si susseguono lunghissime file, pazienti in attesa per giorni di un letto nei reparti, molto spesso anche aggressioni ai danni degli operatori. «Il primo effetto della fuga dei medici in altre regioni - spiega Ricciuto - e che quasi nessuno partecipa ai concorsi per i posti nei pronto soccorso: in quello per l’ospedale San Giovanni si cercavano 153 figure, ma si sono seduti davanti alla commissione in 60, sono risultati idonei 38 e hanno accettato il lavoro in una decina».
GLI ISCRITTI
Nel Lazio gli iscritti agli ordini medici sono circa 45mila.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Ottobre 2022, 22:32
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