Desirée, il racconto choc del testimone: «Meglio lei morta che noi in galera»
di Enrico Lupino
Desirée, accusa-choc del pusher: «Viva se fosse rimasta con i genitori»
LE INCOMPRENSIONI
Minteh, dopo che un co-imputato aveva chiesto di poter fare dichiarazioni, ottenendo risposta negativa, avrebbe urlato in arabo incitando a dire la verità. L'exploit non sarebbe però stato gradito dal giudice dell'udienza preliminare Clementina Forleo che avrebbe fatto allontanare dall'aula il 45enne senegalese. L'udienza è stata inoltre popolata di numerose incomprensioni con gli interpreti, che hanno avuto difficoltà a tradurre le parole del testimone, ma che dopo un lungo sforzo sono riusciti a rendere chiaro il racconto del teste. Dopo il colpo di scena della scorsa udienza, dove la difesa di Yusif Salia aveva presentato al procuratore aggiunto Maria Monteleone e al sostituto Stefano Pizza una denuncia per abbandono di minore all'indirizzo dei genitori di Desirée, si attende ora l'ultimo atto che precederà la decisione del giudice. A distanza di quasi un anno dall'arresto degli imputati infatti, i termini per la scarcerazione si avvicinano. Un'evenienza che i pm e i familiari della giovanissima vittima, certo non vedrebbero come positiva. Desirée Mariottini, secondo i pm, quella notte di ottobre è stata uccisa «usandole violenza mediante costrizione delle braccia e delle gambe». E i suoi aguzzini la avrebbero costretta a subire «ripetuti rapporti sessuali».
Ultimo aggiornamento: Sabato 12 Ottobre 2019, 09:44
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