Vecchi e nuovi “cravattari”, esattori violenti, due centri Caf trasformati in basi operative dove agganciare e ricevere i “clienti”. Sono sei gli arresti effettuati ieri dagli agenti della Sezione Reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, coordinati dal Pool antiusura della Procura, nella operazione “Sportello (anti) usura”. La gang operava soprattutto al Portuense, Marconi, Trastevere, Monteverde e Fiumicino. Agli indagati, di età compresa tra i 45 e gli 82 anni sono contestati i reati di usura ed estorsione aggravate, lesioni aggravate ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
Covid Roma, bar e ristoranti sul lastrico: «Perso un milione al giorno». Allarme in Centro
Roma, per l'effetto-Covid nuovo crollo delle prenotazioni dei turisti: «Chiudono altri 280 hotel»
SOTTO PROCESSO
Due di loro, specialisti, Roberto Castroni, il più anziano, e Amedeo Micolano, meglio conosciuto come “Franco”, 78 anni, risultano ancora sotto processo per associazione a delinquere finalizzata all’usura nell’ambito di una inchiesta della Dia, la Direzione investigativa antimafia, che li aveva sorpresi già in azione. Ma loro avevano ripreso come se nulla fosse la propria attività illegale, continuando a vessare con l’aiuto di altri, commercianti, ristoratori, idraulici e meccanici di quartiere.
Anche in tempo di Covid andando a bussare a casa delle vittime, approfittando della loro ulteriore debolezza, mandando avanti il loro braccio armato, il 50enne Paolo Viola, insospettabile autista degli scuolabus di Roma Capitale, pronto a impugnare le armi fino a poco tempo fa detenute dal padre per minacciare e terrorizzare le prede. Convinti che lui con le maniere forti sarebbe riuscito - come effettivamente avveniva - a estorcere un po’ di denaro a chi ormai, gravato dall’emergenza sanitaria, ne aveva a malapena per sopravvivere. Tanto che l’inchiesta è partita quando una delle vittime aveva tentato il suicidio, salvato dagli agenti di San Paolo.
Con l’aiuto di due preti, l’uomo, ormai stremato, ha trovato la forza per denunciare.
IL MECCANISMO
Gli interessi praticati mensilmente dal sodalizio oscillavano tra il 20 ed il 40%. La modalità di estinzione invece si basava sul terribile modello «a fermo»: la vittima era costretta a pagare interessi fissi mensili che, sebbene altissimi, non andavano ad intaccare la quota capitale. Per estinguere il debito, quindi, era necessario pagare per intero la somma inizialmente ottenuta in prestito, pur avendo già versato in interessi somme pari complessivamente al doppio, al triplo se non addirittura a cinque volte l’ammontare ricevuto. Complici l’età avanzata e i pochi posti disponibili in carcere per l’emergenza Covid che impone isolamenti e quarantene prima dell’ingresso nei bracci, almeno per ora, in carcere è finito solo Viola.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Ottobre 2020, 10:58
© RIPRODUZIONE RISERVATA