Prima le botte a una comitiva di ragazzi trevigiani per le strade del centro di Cortina, poi allo stadio a tifare la Lazio in Curva Nord, a Roma, il 6 gennaio come se niente fosse. Tra i giovani romani i indicati dai ragazzi di Treviso (questi ultimi tutti minorenni tranne uno) come gli autori del raid nei loro confronti, oltre al figlio di un ex politico capitolino appena diciottenne, figurano volti noti tra gli ultras biancocelesti che siedono all'Olimpico. Non capi storici ma nuove leve (che pure a Cortina sono di casa), ma pischelli che frequentano i locali di Ponte Milvio e stringono amicizia con i rampolli della borghesia romana, tutti accomunati dalla stessa fede calcistica e dalla passione per la bella vita, i locali di lusso, le auto, gli orologi, fiumi di alcol e chissà cos'altro. I trevigiani ne sono certi: «Ecco chi sono», fanno trapelare ancora chiusi nelle loro camere nella cittadina in provincia di Belluno, in quarantena perché positivi.
«Non appena i ragazzi usciranno dall'isolamento - assicura una mamma sentita dal quotidiano Il Gazzettino - andranno dritti a presentare una denuncia formale.
I PROVVEDIMENTI
Le presunte aggressioni, secondo fonti investigative, sarebbero piuttosto l'epilogo di risse tra gruppi. Intanto, la Questura potrebbe prendere nelle prossime ore dei provvedimenti, o sanzioni, nei confronti della gestione nel locale teatro del primo incidente. I ragazzi indagati sarebbero rampolli della cosiddetta Roma-bene, ma il numero non è ancora definito, perché è ancora in corso la ricostruzione dell'accaduto, e la ripartizione delle competenze potrebbe rivelarsi più complessa, visto il coinvolgimento di minorenni.
Ultimo aggiornamento: Domenica 9 Gennaio 2022, 10:03
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