Roma, "mascherine solidali" appese al balcone: l'idea di una sarta e di una archeologa
di Laura Larcan
«Questo è il palazzo di gente che non ha pace, io sono la prima, ma Antonietta è diventata come me», racconta con un pizzico di ironia, Lucia Saguì. Di professione è archeologa, di lungo corso, nel Dipartimento di Antichità della Sapienza, con all'attivo tanti scavi e studi per riportare alla luce il patrimonio di Roma. E in questa fase di quarantena, dettata dall'emergenza del coronavirus, ha avuto l'idea di produrre "mascherine solidali". In fondo, il tessuto non tessuto è tipico della vita di un archeologo nel suo cantiere.
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«E' un'idea che ho avuto - dice Lucia Saguì - ma è la mia vicina di casa, Antonia Nocera la vera realizzatrice delle mascherine, perché è una sarta professionista, ora in pensione. Abbiamo cominciato a produrle in casa. A decine. Chiaro, non sono testate, ma sono di cotone, hanno un doppio filtro di tnt, ossia lo speciale tessuto non tessuto: il cotone è lavabile e il filtro si può cambiare. Eventualmente, possiamo fornire anche il filtro di ricambio. Ne abbiamo fatte molte per la Caritas e contiamo di darle ad associazioni e al pubblico. Intanto le mettiamo nella cesta a disposizione delle persone che ne hanno bisogno. E' un'attività che spero faccia del bene a tanta gente». E' più di un mese che Lucia Saguì e Antonia Nocera stanno lavorando a questo progetto. E il loro cesto che dondola in via della Giuliana è diventato ormai un punto di riferimento.
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Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Aprile 2020, 10:02
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