Amministrative 2017, il rilancio di Berlusconi: «L'alleanza la traino io»
di Mario Ajello
TRANQUILLITA'
Il format del Silvio nuova versione, leader moderato e federatore tranquillo, un qualche effetto lo ha avuto sul risultato di questa partita. La cui conseguenza è che la ricerca di dialogo con il Pd, per riaprire il tavolo della legge elettorale alla tedesca, il proporzionale con cui Forza Italia voleva slegarsi dal Carroccio, avrà dei problemi in più. Anche se Berlusconi continua a non fidarsi troppo della Lega e l'idea di una super-Forza Italia acchiappa-tutto resta in lui piuttosto forte. Anche se il fronte del lepenismo italico, Lega e Fratelli d'Italia, ha dimostrato una notevole capacità di attrazione elettorale.
IL GOL
«Ora - spiega Berlusconi nelle euforiche telefonate mentre piovono i risultati - rimettiamoci a lavorare con un progetto comune. Ma non servono listoni per fare questo. Occorre una buona armonia tra noi moderati e la Lega. Come c'era nel 94. Come c'è stato ogni volta che abbiamo vinto. Gli italiani hanno voglia di centrodestra. Vogliono spingerci in gol, come hanno fatto in queste ore ovunque, e non possiamo tradirli infilandoci in beghe e personalismi che non servono a niente». E ancora: «Il nuovo centrodestra, se sa darsi una modalità di concretezza, non ha rivali. Ma ha bisogno di una leadership riconosciuta e affidabile». Che non può essere che la sua. I sondaggi che maneggia in questa lunga nottata gli stanno dicendo, tra l'altro, che ha la fiducia come leader unitario della metà degli elettori di Fratelli d'Italia e del 40 per cento degli elettori leghisti. E Salvini? «Potrebbe essere un buon ministro dell'Interno». I mediatori per la ricucitura con il leader leghista, da Maroni a Zaia, sono prontamente stati riattivati dal leader di Forza Italia ieri notte. E agiscono da suoi buoni ambasciatori presso il capo del Carroccio.
Essendo un pragmatico, Berlusconi trae dal risultato l'incitamento ad essere ancora più paziente con Salvini: «Su proposte concrete e non su slogan e tweet, l'intesa si trova. Ma non basta vincere le elezioni. Serve avere una cultura di governo. Quella che ormai a me viene riconosciuta da parte di tutti, anche all'estero. Mentre nessuno più si ricorda di Marine Le Pen». Ed è ovvio a chi è rivolta questa osservazione.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Giugno 2017, 07:35