Guerra santa, incarcerata la ragazza fuggita in Siria per combattere con il fidanzato musulmano

Incarcerata la ragazza fuggita in Siria per combattere con il fidanzato musulmano

di Federica Macagnone
Si era convertita all'Islam ed era scappata in Siria a febbraio per poi pentirsene e chiedere l'aiuto della mamma che non ci ha pensato due volte a correre a salvarla. La storia di Aicha, all'anagrafe Sterlina Petalo, 19enne olandese, salvata dalla madre la scorsa settimana, ha fatto il giro del mondo. Oggi la ragazza, tornata in Olanda, è in carcere e rischia di essere incriminata per i suoi legami con la jihad. E mentre ancora non è chiara la dinamica della fuga da Raqqa, parla il marito, Omar Yilmaz, 26 anni, olandese pure lui.









La storia tra i due è nata l'anno scorso. Lei bionda, occhi azzurri, cattolica e di famiglia borghese molto conosciuta a Maastricht. Lui, olandese sempre in bicicletta, sorriso smagliante, soldato dell'esercito. Un matrimonio apparentemente perfetto se come sfondo non avesse avuto le bandiere nere dell'Isis.



Yilmaz è stato uno degli europei più famosi tra quelli partiti alla volta della Siria per diventare jihadisti e combattere in nome degli estremisti. Per mesi tutte le sue avventure dal fronte sono state immortalate e postate sui social: su Instagram molte sue foto in tenuta da combattimento su una moto tra i palazzi bombardati, mentre in altre appare con il fucile in spalla nella sua stanza tappezzata di bandiere nere.



Sterlina si era innamorata di lui per quello che era diventato: il ragazzo intraprendente che aveva lasciato tutto per andare a combattere. Lo aveva visto per la prima volta in televisione e da allora non faceva altro che parlare di Yilmaz alla madre. «Mi mostrava le foto e mi diceva: “Non è bello quello che sta facendo?”» racconta Monique Verbert, mamma della giovane. Attratta da questa figura carismatica, lo dipingeva come un Robin Hood pronto a sacrificarsi per i valori della jihad.



Il passato di Yilmaz, promettente soldato nato in Olanda ma anche con nazionalità turca, nasconde una delusione che ha cambiato la sua vita: circa quattro anni fa non riuscì a essere selezionato per le forze speciali. E così, con una disillusione crescente per il mondo occidentale, si è trasferito nel Paese devastato dalla guerra, guidato, forse, dai suoi legami familiari turchi.



«È estremamente facile arrivare qui - ha detto Yilmaz - la gente va in vacanza in Turchia e finisce in Siria». Parlando dalla provincia di Idlib, nel nord del Paese, ha descritto come ha utilizzato le sue conoscenze militari per addestrare nuove reclute, molte delle quali sono adolescenti con meno di 16 anni. «Vediamo la jihad come qualcosa di sacro. E io do una mano aiutando - ha raccontato il ragazzo - Vorrei combattere come nessuno. Anche se ci fosse mio padre sull'altra sponda, io combatterei e lo ammazzerei. Ho sentito il bisogno come persona, come essere umano, e, naturalmente, come musulmano di esserci».



Le sue parole hanno così colpito Sterlina che ha deciso di convertirsi anche lei all'Islam e ha iniziato ad avere contatti con Yilmaz tramite i social. «Improvvisamente me la sono trovata in piedi davanti a me con addosso il niqqab. È stato uno shock» ha raccontato Monique Verbert. Ma niente e nessuno è riuscito a farle fare marcia indietro. Anzi. A febbraio alcuni amici della ragazza hanno informato le autorità del suo piano di fuga in Siria, facendole ritirare il passaporto. Ma non è bastato: con la sola carta d'identità nello zaino, Sterlina ha preso un treno per la Turchia e poi è entrata in Siria per unirsi a Yilmaz e sposarlo. Quando è arrivata a Raqqa, il cuore dello Stato islamico, ha telefonato a sua madre. Poi ha rotto ogni contatto.



Per mesi Monique ha avuto scarne informazioni sulla figlia tramite le riflessioni sui social network lasciate dalla ragazza e dal marito, in cui emerge un rapporto tra i due molto “occidentale”: i due si scambiavano messaggi su internet e ridevano del loro matrimonio.



Poi, il mese scorso, tutto è cambiato. Sterlina ha chiamato la madre per chiedere aiuto: voleva scappare, voleva tornare in Olanda, dipingeva suo marito come “un mostro e uno schiavista”. E così Monique non ci ha pensato due volte: ha fallito un primo tentativo, ma al secondo è riuscita a raggiungere la figlia in Siria e a riportarla a casa.



La ragazza, nei giorni scorsi, è stata avvistata a Maastricht, vestita con un niqqab mentre veniva portata in custodia dalla polizia: Sterlina è in isolamento in carcere con l'accusa di crimini che minacciano la sicurezza dello Stato. Lunedì si decideranno le sue sorti, mentre la mamma tenta disperatamente di sostenere che la fuga della figlia in Siria è stata poco più di un'infatuazione adolescenziale.



Dal fronte Yilmaz, in un'intervista al Sunday Times, smentisce tutte le accuse che lo ritraggono come un mostro. Il ragazzo ha raccontato che lui e la moglie avevano vissuto felicemente tra gli estremisti islamici, lei si era occupata della casa, aveva partecipato a tea party con altre donne e non è mai stata maltrattata. Sterlina, invece, ha raccontato ai media turchi che Yilmaz l’ha trattata come una schiava e buttata via. «Tutte menzogne» dice il ragazzo che, dopo la fuga, pensava che lei fosse scappata con un combattente tunisino.



La storia rimane ancora un caso dai contorni foschi. Secondo le ultime statistiche dei servizi di intelligence olandesi, circa 130 jihadisti olandesi hanno lasciato il Paese per combattere in Siria: 30 sono già tornati, altri 14 sono stati uccisi nei combattimenti.
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Novembre 2014, 17:46