Recovery Fund, Conte da Macron. Muro di Olanda e Ungheria. Il Piano B dei tedeschi
di Marco Conti
LEGGI ANCHE --> Recovery fund, Conte sente Orban, Kurz, Babis e Marin
Un cappio molto stretto per l’Italia di Conte che chiede velocità e facilità di accesso, ma che soprattutto ha bisogno che il Recovery fund sia disponibile da subito in modo da evitare un rapido ricorso al Mes sul quale - come ha mostrato il voto di mercoledì in Senato - la maggioranza non ha i numeri. Quindi per l’Italia sono assolutamente da evitare slittamenti a settembre del consiglio europeo e, se non si troverà un accordo entro domani, continuare nella giornata di domenica o riconvocare una nuova riunione la prossima settimana. Dopo un’ora di colloqui è Conte a spiegare che c’è «accordo con la Francia per chiudere presto» e che la richiesta olandese sull’unanimità e dunque sul diritto di veto «non è in linea con i trattati».
La strada per l’accordo è in salita e un rinvio - anche di pochi giorni - rischia di irrigidire le posizioni e bloccare l’avvio del flusso di risorse. 172 miliardi solo per il nostro Paese che, con il pil in picchiata e un debito pubblico da record, è a rischio di rivolte sociali. A maggio fu proprio Macron, insieme alla Cancelliera Merkel, a proporre un patto da 500 miliardi di euro da investire almeno per l’80% a fondo perduto. Poi la cifra è salita sino a 750 e domani potrebbe scendere di 100 miliardi per andare incontro alle richieste dei rigoristi del Nord capeggiati dall’olandese Mark Rutte. Nella girandola di incontri e di contatti, Conte nei giorni scorsi è stato all’Aja non riuscendo però a smuovere la rigidità di un Paese che, insieme ad Austria, Belgio, Svezia e Danimarca, compone il fronte dei “frugali”. Conte parte sostenendo di aver «affilato le armi», in vista di «una partita fondamentale per il futuro dell’Europa e dei nostri cittadini». Un summit con i leader presenti nei palazzi dell’Unione, dopo tre consigli a distanza, e i giornalisti davanti ad uno schermo.
La trattativa sul Recovery fund si intreccia con quella del budget 2021-2027 che porta con sé anche il tema dei “rimborsi” di cui godono alcuni paesi, come l’Olanda, e rappresenta per l’Italia un argomento forte per sbloccare l’intesa. In un’ora di colloquio Conte ha chiesto al presidente francese di difendere l’ammontare della dotazione messa nero su bianco dalla Commissione e la competenza di quest’ultima sulla governance, senza quindi attribuzioni ai governi di poteri che sinora sono stati sempre in capo alla Commissione. Argomenti, questi, sollevati da Conte anche nel recente incontro a Berlino con la Cancelliera che però non sembra aver preso impegni in attesa di capire sino a che punto intendono spingersi i paesi del Nord Europa. Il presidente francese scommette sulla riuscita del summit di oggi e domani e, insieme alla Cancelliera, cercherà di chiudere l’accordo senza rinvii, ma per arrivare all’intesa potrebbero essere costretti a concedere ai “frugali”, un taglio della dotazione o condizioni stringenti nella erogazione delle risorse. Un via libera rapido in questo weekend del “pacchetto” - bilancio pluriennale e Recovery fund - sarebbe un bel segnale da parte dell’Europa e per l’Italia che «deve correre». Conte lo ha sostenuto poco prima di partire alla volta di Bruxelles, insieme al ministro delle Politiche comunitarie Enzo Amendola, e aver chiamato il primo ministro ungherese, Viktor Orban, il cancelliere federale austriaco, Sebastian Kurz, il primo ministro ceco, Andrej Babis e il primo ministro finlandese Sanna Marin.
Chiedere tempi rapidi, rapidissimi senza però considerare il Mes e le sue risorse tutte destinate alla spesa sanitaria, si rischia di entrare in contraddizione e i “falchi” del nord Europa lo sottolineano. «Se non utilizzano il Mes, vuol dire che non c’è grande emergenza», sostengono gli olandesi. Conte continua però a tenere duro non menzionando mai il Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia ha contribuito a cambiare.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Luglio 2020, 10:37
© RIPRODUZIONE RISERVATA