Prima le immagini, terrificanti, viste sui social (su cui Mattarella è molto attivo...) e poi ai telegiornali. Subito dopo l’indignazione. E, come logica conseguenza, la telefonata al ministero degli Interni. Non poteva rimanere soltanto a guardare, il Capo dello Stato. E così, dal Colle, è uscita una nota che non lascia spazio ad interpretazioni: «Il Presidente della Repubblica – si legge – ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
Il capo della polizia Pisani: «Verifiche severe ma sull'ordine pubblico non decide la politica»
Il messaggio
Parole nette, chiare. In cui c’è molto del Mattarella pensiero. La telefonata con Piantedosi, si fa notare, è stata più che cordiale. E lo stesso responsabile del Viminale ha condiviso il ragionamento del Capo dello Stato. Del resto, i filmati sono evidenti: il vicolo, le cariche della polizia su un gruppo di studenti, le manganellate. È vero che la manifestazione pro-Palestina non era autorizzata, e che i ragazzi volevano arrivare in piazza Cavalieri ma nella testa di Mattarella, però, c’è anche altro. Quei ragazzi non erano black bloc, non avevano in mano caschi o bastoni. Erano, per lo più minorenni, non violenti. Molti di loro hanno alzato la mani mentre venivano colpiti ripetutamente dalle manganellate. Ed, ecco, il Quirinale si è speso più volte per sottolineare ed incentivare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica, in maniera ovviamente pacifica, e questi episodi non fanno altro che allontanare quei ragazzi e affievolirne la spinta. Senza contare che, proprio nello stesso giorno della manganellate, davanti ad un gruppo di studenti Mattarella aveva criticato gli insulti e la violenza in politica, usati contro gli avversari. Si riferiva ai partiti, ovviamente, dando solidarietà in particolare al premier Meloni. Ma poi, nello stesso giorno, le immagini di Pisa. Dove proprio gli studenti, “colleghi” di quelli a cui era stato rivolto il messaggio, vengono picchiati. Il cortocircuito è evidente, e – nell’idea del Colle – andava stoppato sul nascere.
Dal Viminale è stato fatto trapelare che, come scritto dal Colle, Piantedosi ha condiviso la preoccupazione del Capo dello Stato.
Le spiegazioni
Poi, naturalmente, c’è un po’ di carota e un po’ di bastone nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine pubblico. Da una parte il ministro chiarisce che rispetto «al dibattito in corso, è del tutto falso ipotizzare che il governo abbia modificato le modalità di gestione dell’ordine pubblico. Ed affermarlo dimostra unicamente la volontà di strumentalizzare gli incidenti per il solo fine di screditare governo e forze dell’ordine». E Piantedosi tiene ad affermare la «piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine che in tutte le situazioni, molte particolarmente delicate, hanno operato con grande equilibrio e professionalità. Il titolare del Viminale ritiene che vadano rigettate le inaccettabili strumentalizzazioni finalizzate a colpire la professionalità delle forze di polizia». Rispetto ai fatti in questione, si precisa che gli interventi sono stati fatti «per difendere la sinagoga di Pisa e il consolato statunitense a Firenze, e il tutto è avvenuto durante manifestazioni non preavvisate che non seguivano il percorso concordato, violando le prescrizioni impartite». Però, ovviamente quelle immagini non sono piaciute e quindi «sono in corso accertamenti su come si sono svolti i fatti e in particolare su come si è agito per difendere i due obiettivi sensibili e come sono state valutate tutte le alternative alle cariche di alleggerimento». Ieri, intanto, ad Empoli, si è svolta un’altra manifestazione pro-Palestina degli studenti: «Proteggeteci, non picchiateci». Rivolto alle forze dell’ordine. Un punto dal quale ripartire.
Ultimo aggiornamento: Domenica 25 Febbraio 2024, 12:21
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