Expo 2030, Cestari: «Bene l'ok degli Usa al piano Mattei dopo l'incontro Biden-Meloni. Roma non può prescindere dai 54 voti dell'Africa»

L'ingegnere partenopeo è a capo di un importante Gruppo imprenditoriale e presidente, dal 2004, della Camera di Commercio ItalAfrica

Expo 2030, Cestari: «Bene l'ok degli Usa al piano Mattei dopo l'incontro Biden-Meloni. Roma non può prescindere dai 54 voti dell'Africa»

Parla Alfredo Cestari, ingegnere partenopeo a capo di un importante Gruppo imprenditoriale e presidente, dal 2004, della Camera di Commercio ItalAfrica. Il suo intervento fu decisivo per attribuire, nel 2008, la vittoria a Milano su Smirne. Ecco la sua strategia per portare nella Capitale l'importante appuntamento fieristico...

"Novembre non è poi così lontano. Questo è il momento di agire". Alfredo Cestari è un ingegnere napoletano a capo di un Gruppo specializzato nella consulenza specializzata nei finanziamenti italiani ed esteri, nei programmi di cooperazione internazionale e negli studi di fattibilità tecnica ed economica. Ma è anche, dal 2004, presidente della Camera di Commercio ItalAfrica: "Se Roma -dice oggi Cestari- vuole davvero ospitare Expo 2030 non può prescindere dai 54 voti del Continente nero. Ma ovviamente per ottenerli si devono avviare, in queste settimane, diversi progetti di riqualificazione, utilizzando magari i fondi che l'Unione europea mette a disposizione dei Paesi terzi. Se si agisce in questo modo, le probabilità che la Capitale centri l'obiettivo".

Un consiglio rivolto al Governo Meloni, che proprio oggi ha ottenuto l'ok di Biden sul piano Mattei per l'Africa, e frutto di un'esperienza ormai decennale. Che è risultata determinante, nel 2008, per sancire la vittoria di Milano su Smirne: "Pochi mesi prima della votazione finale -ricorda Cestari- mi chiamarono Castellini Curiel e l'allora sindaco della città meneghina, Letizia Moratti, per chiedermi una mano per intercettare i consensi dei Paesi africani. Presi di corsa un aereo consapevole che avrei dovuto basare ogni tipo di trattativa proponendo iniziative volte alla riqualificazione dei vari territori. Ne seguì un fitto carteggio epistolare con Burundi, Sao Tomè e Principe, Rwanda, Gabon, Congo, Madagascar, Somalia e Liberia. Il lavoro diede i propri frutti perché quando, il 31 marzo 2008, ci fu il voto definitivo 17 Paesi del Continente nero cambiarono idea e invece di dare il proprio consenso alla favoritissima Smirne scelsero noi, ribaltando così ogni tipo di previsione".

Una strategia che oggi diventa nuovamente attuale: "Di mesi ora ne abbiamo di più -spiega Cestari- ma non bisogna perdere ulteriore tempo. I Governi dei Paesi africani, dove la burocrazia è decisamente più snella, cercano partner per migliorare la vita delle proprie comunità.

Cercano insomma progetti che prevedano la costruzione di ospedali, la nascita di nuove infrastrutture, la possibilità di avere, in alcuni casi, l'energia elettrica utilizzando magari fonti rinnovabili. Intravedo in tal senso un'opportunità importante che ha come obiettivo finale quello che Roma possa ospitare Expo 2030 ma che può avere come dirette beneficiarie anche le nostre imprese, quelle del sud in particolare. A cascata, aumenterebbero i livelli occupazionali per le nuove generazioni che oggi, diciamoci la verità non hanno purtroppo grandi chance di trovare lavoro stabile".

Per questo, Cestari saluta l'intervento di queste ore del nostro Esecutivo che però deve ora concretizzarsi nella firma di accordi bilaterali e nell'apertura di nuovi cantieri: "Non è una questione di soldi -sottolinea- perché i fondi stanziati da Bruxelles per i Paesi terzi sono lì pronti a essere utilizzati. Serve un nuovo protagonismo da parte del nostro Paese che aiuterebbe le imprese meridionali, creerebbe occupazione, in particolare giovanile, e, in parte, renderebbe i flussi migratori meno importanti rispetto a quanto invece accade oggi. Una soluzione ideale sotto tanti punti di vista che alla fine, ne sono certo, porterebbe anche la Capitale a vincere la sua partita. Il meccanismo che porta all'assegnazione finale non è del resto basato su criteri ponderati. Un Paese, un voto e, se questa è la realtà, la mano alzata del Burundi vale come quella degli Stati Uniti. E quindi i 54 voti africani risultano essere davvero determinanti. Dobbiamo spostarne a nostro favore una ventina".

La corsa dunque è iniziata e volge lo sguardo all'area mediterranea. "É lì -conclude Cestari- che si gioca la partita. Facendo seguito a un progetto, "Sud, polo magnetico" con il quale, insieme ad altri imprenditori, intendiamo promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno a rischio spopolamento con una serie di interventi di dimensioni importanti nei settori dell'agricoltura, delle piccole e medie imprese, delle energie rinnovabili, delle infrastrutture e del turismo. Interventi, lo ripeto ancora una volta, che possono essere finanziati con i fondi messi a disposizione dall'Ue. Se si lavora in tal senso il Mediterraneo può diventare il baricentro del sistema di scambi a livello internazionale e il nostro Meridione una porta di comunicazione fra l'Europa, l'Africa e l'Oriente".


Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Luglio 2023, 15:06
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