Di Maio su Mattarella: «Scelta incomprensibile», Salvini: «No ricatti, ora al voto»

Di Maio su Mattarella: «Scelta incomprensibile», Salvini: «No ricatti, ora al voto»
Due lunghi colloqui al Quirinale per i leader di M5S e Lega hanno preceduto l'arrivo al Colle del premier incaricato che poi ha deciso di rinunciare. Di Maio e Salvini hanno visto Mattarella per cercare di sbloccare in extremis l'impasse sul governo giallo-verde, e in particolare sulla presenza alla guida del ministero del Tesoro di Savona. Mattarella ha visto i due leader separatamente: al Quirinale è salito prima Salvini - che poi si è diretto a Terni dove ha in programma dei comizi elettorali - e poi, alle 18 circa, Di Maio. Iniziative, come si è visto, inutili.

Di Maio. «C'è un grande problema in Italia che si chiama democrazia», ha detto Di Maio in diretta su Facebook. «Scelta Mattarella incomprensibile - ha aggiunto -. Allora inutile votare, governi li decidono sempre gli stessi».

Salvini. «Prima gli italiani, il loro diritto al lavoro, alla sicurezza e alla felicità. Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte, per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto No. Mai più servi di nessuno, l'Italia non è una colonia. A questo punto, con l'onestà, la
coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi!», scrive il leader della Lega.

«Noi non siamo al ricatto di nessuno. Se abbiamo la certezza di poter lavorare liberamente da domani mattina sono ufficio. Ma se qualcuno mi dice vai in ufficio ma con calma e poi vediamo lo spread, i vincoli, allora no: così non si può lavorare bene. Se siamo in democrazia e rimane solo una cosa da fare restituire la parola agli italiani», aveva detto poco prima Salvini in serata durante un comizio a Terni. 

«Per il governo che ha in mano il futuro dell'Italia decidono gli italiani, se siamo in democrazia. Se siamo in un recinto dove possiamo muoverci ma abbiamo la catena perché non si può mettere un ministro che non sta simpatico a Berlino, vuol dire che quello è ministro giusto e vuol dire che se ci sono ministri che si impegnano ad andare ai tavoli europei» a difendere gli interessi italiani «parte il governo, se il governo deve partire condizionato dalle minacce dell'Europa il governo con la Lega non parte», ha continuato ancora Salvini.

«Eravamo riusciti a mettere nella lista dei ministri che in questi minuti il presidente incaricato sta consegnando al presidente della Repubblica un elenco di idee, di nomi e cognomi, di gente che da domani vorrebbe o avrebbe voluto cominciare a lavorare e trasformare in realtà la speranza di milioni di italiani. Però abbiamo un principio che viene prima di tutto, per l'Italia, per i nostri figli e per gli italiani decidono solo gli italiani, non decidono tedeschi», ha proseguito Salvini.

«Noi ce l'abbiamo messa tutta, se qualcuno si prenderà la responsabilità di non far nascere un governo pronto domani mattina, lo vada a spiegare a 60 milioni di italiani», ha affermato ancora il leader della Lega.
Ultimo aggiornamento: Domenica 27 Maggio 2018, 20:41
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