«L'aborto non è un diritto, nemmeno in caso di stupro»: bufera sulla conferenza alla Camera di un deputato leghista

Nel corso della presentazione della pubblicazione, durata circa un'ora, i due relatori chiedono, tra le altre cose, che vada «riscritta» la legge 194 in senso «restrittivo»

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È bufera per la conferenza stampa, svoltasi in sala stampa a Montecitorio, di tre studiosi del centro studio Machiavelli, dal titolo «Biopoetica, breve critica filosofica all'aborto e all'eutanasia». La saletta è prenotata da un parlamentare della Lega, Simone Billi, che però è assente all'evento. Nel corso della presentazione della pubblicazione, durata circa un'ora, i due relatori chiedono, tra le altre cose, che vada «riscritta» la legge 194 in senso «restrittivo».

«Il caso dello stupro è un finto dilemma morale, si tratta di un caso delicato, perché non c'è uno che perde e l'altro che guadagna: il feto perde e la madre guadagna, in termini puramente logici», afferma Maria Alessandra Varone, ricercatrice all'Università di Roma Tre, che ha curato la pubblicazione, insieme a Marco Malaguti ricercatore del centro Machiavelli. «Nulla toglie che questo bambino venga poi dato in adozione, nulla toglie che questa madre possa portare avanti la sua vita con lui: questo non l'autorizza ad ucciderlo, perchè di questo si tratta e bisogna aver il coraggio di usare le parole consone», continua Varone.

Le affermazioni degli studiosi, riprese dalla stampa oggi, scatenano le proteste delle opposizioni, che accusano la Lega di posizioni «oscurantiste sull'aborto».

Ma Billi interviene e chiarisce che quelle espresse dagli studiosi del centro studi non sono in alcuno modo le sue posizioni nè quelle della Lega, che è tradizionalmente per la «libertà di scelta».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Gennaio 2024, 15:40
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