La raccomandazione di Conte neo-leader, se supera il voto digitale del 2 e 3 agosto, a tutti i suoi interlocutori in M5S è molto chiara: «Evitiamo il solito spettacolo delle divisioni, delle discussioni a vanvera, degli smarcamenti tattici. I nostri elettori vogliono vederci uniti e compatti». Ovvero: «Io sono il primo ad amare la dialettica, ma quando è costruttiva e non logorante». Naturalmente tutti gli dicono «Giuseppe hai ragione», ma poi si sa come sono i grillini: capaci di spaccarsi su tutto e di combattersi su ogni cosa. Da qui l'esigenza del nuovo presidente di inserire nello statuto lo stop alla malattia del correntismo. E' contenuto nell'articolo 18 dello statuto in cui si legge: «Possono essere sottoposti a sanzioni coloro che violano le regole per l'iscrizione, per la presentazione delle candidature ma anche coloro che partecipano a cordate». Insomma ci saranno procedimenti disciplinari per chi si rende responsabile di «promozione, organizzazione o partecipazione a cordate, correnti, gruppi riservati di iscritti». Tutto bene, se non fosse che in M5S le correnti già esistono e nessuna ha voglia di sbaraccare.
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Ha comunque l'esigenza, Conte, di non venire bersagliato dal tutte le parti e sottoposto al logorio ai danni del leader tipico dei partiti tradizionali - si pensi a come l'arma del correntismo stia già torturando Enrico Letta con Base Riformista sempre sul punto di smarcarsi o di condizionarlo su tutto - ma se si mira a fare un partito tradizionale bisogna mettere nel conto il frazionismo interno che è connaturato, inutile citare la Dc e il Pci che sono esempi troppo maestosi, con questo tipo di organizzazione politica. Che prevede per esempio una segreteria allargata, e questo è più o meno ciò che sarà nel partito di Conte il Comitato Nazionale: riunione larga di maggiorenti e big, anche con figure provenienti dai territori e dagli enti locali oltre che ministri e ex ministri come Lucia Azzolina.
I SOTTOGRUPPI
Ci saranno dentro un po' tutte le correnti, ma non dichiarandosi tali ovviamente, dei 5 stelle: da quella di Di Maio, il quale gode di stima larghissima, e dei super-governisti; a quella sinistrese Parole Guerriere vicina a Fico e guidata dalla deputata Dalila Nesci; agli orfani del Dibba (pochi); alle sentinelle di Grillo.
I FAVORITI
Ma come in ogni partito tradizionale o neo-tradizionale, è il Cerchio Magico del capo quello che veramente decide tutto. Attirandosi ovviamente il dispetto di tutti gli altri. Nel Cerchio Magico dell'Avvocato, oltre a Casalino e a Bonafede (ma per quest'ultimo bisognerà vedere come si chiude la difficile contrattazione di Conte con Draghi sulla giustizia), potrebbero figurare alcuni nomi pesanti. Uno è sicuro. Si tratta del senatore Mario Turco, braccio destro di Conte e sinistra di Conte, sottosegretario alla presidenza del consiglio quando c'era Giuseppi a Palazzo Chigi, e filtro su tutto e nei riguardi di tutto dell'ex premier. Il suo vero consigliere pesante è lui: potrebbe essere il coordinatore del Comitato nazionale o comunque sarà un super-big da Cerchio Magico. Così come, figura ascoltatissima, l'ambasciatore Piero Benassi (già consigliere diplomatico di Conte a Palazzo Chigi) e poi Luca Di Donna (42 anni, professore di diritto privato e grande amico anche di Guido Alpa). Nel pantheon di Conte questa è la trinità, a prescindere dai ruoli ufficiali che Turco, Benassi e Di Donna avranno o non avranno.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Luglio 2021, 07:30
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