Renzi: «Draghi al posto di von der Leyen? Possibile se vince il centro. Deciderò se candidarmi a Strasburgo»

Il leader di Iv: «Spiegherò alle aziende del Nord-Est che l’Europa a loro conviene»

Renzi: «Draghi al posto di von der Leyen? Possibile se vince il centro. Deciderò se candidarmi a Strasburgo»

di Francesco Bechis

Mario Draghi alla Commissione Ue? «Ci sono chance», assicura Matteo Renzi, senatore e leader di Italia Viva e già presidente del Consiglio.

Il Pd vi accusa di tradimento in Basilicata. Nessun ripensamento sul sostegno a Bardi?
«Il Pd ha fatto tutto da solo: ha messo il veto su di noi per inseguire i Cinque Stelle. Geniale. La matematica parla chiaro: se il Pd si fosse alleato con Italia Viva e Pittella avrebbe vinto. Ha scelto i grillini e ha perso. Il Pd lucano e Roberto Speranza dovrebbero farsi un esame di coscienza. Oppure direttamente un corso di politica».

Il campo largo dei centristi con il centrodestra si ripeterà altrove?
«Siamo insieme a Genova e Palermo, siamo divisi altrove. Su Comuni e Regioni scegliamo le persone. Alle Europee scegliamo invece gli Stati Uniti d’Europa. Che purtroppo con questa destra e questa sinistra c’entrano poco».

Si candida alle Europee?
«Decideremo in settimana. Se mi candido, vado in Europa. Se devo restare in Italia non mi candido. Quando vedo certi presunti leader candidarsi dicendo: anche se mi eleggete non andrò a Strasburgo provo amarezza. Questo modo di fare prende in giro gli elettori, non è serio».

L’obiettivo minimo il 9 giugno?
«L’obiettivo è prendere un parlamentare europeo in più di Salvini. Lui è sovranista, io credo nella globalizzazione. Lui dice meno Europa, io dico che senza l’Europa siamo finiti. Non vedo l’ora di girare nelle aziende del Nord-Est a raccontare perché a loro conviene l’Europa, non la Padania».

Non teme che i litigi in questi mesi con Calenda abbiano disamorato gli elettori centristi?
«Calenda ha fatto tutto da solo: ha insultato tutti rompendo con Letta, poi con Bonino, poi con me. Ma almeno c’è chiarezza oggi. Chi vuole votare noi vota per un simbolo dove c’è scritto Stati Uniti d’Europa. Chi vuole votare per lui vota per un simbolo dove c’è scritto Calenda. Noi offriamo un progetto politico, non un cognome».

Tre punti in cima al vostro programma?
«Sanità. Va preso subito il Mes con 37 miliardi di euro. Stipendi. La gente non arriva alla fine del mese perché aumenta il costo della vita ma i salari sono fermi. Riforme. Stop al diritto di veto perché non può essere Orban a decidere il nostro futuro. E commissione eletta direttamente dai cittadini».

Lei fu un convinto sostenitore di von der Leyen. Perché ora vuole cambiare pagina?
«Perché l’ho vista all’opera. Ha fallito sul green deal facendo pagare alle aziende europee un costo troppo alto in nome dell’ideologia. Non è credibile sulla geopolitica, siamo assenti da tutti i tavoli.

E sulla riforma istituzionale la sua presidenza è stata insignificante».

Macron ha contattato i leader europei, fra cui Meloni, sulla possibile candidatura di Draghi alla presidenza della Commissione Ue. Ci sono chance concrete?
«Secondo me sì. Ma molto dipende da quanti saranno i parlamentari di Renew Europe a lanciare questa proposta. Noi ci siamo. Più forza abbiamo, più sarà credibile la candidatura Draghi».

Come conta di riuscire anche questa volta a firmare l’operazione Draghi?
«L’altra volta non ho firmato nulla: ho solo mandato a casa Conte perché sapevo che era giusto. E perché immaginavo come sarebbe finita. Stavolta vediamo. È una sfida difficile ma sono quelle partite che è bello giocare».

Torniamo in Italia. Cosa racconta il caso Bari della salute del centrosinistra?
«Del centrosinistra non so. Ci dice molto però di Michele Emiliano: un uomo che voleva fondere il Pd e i grillini in un programma populista. Emiliano è la negazione della politica come la concepisco io. Spero vada a casa presto ma Conte si dimostra una volta di più una banderuola: poteva sfiduciarlo e non lo farà».

Da ex segretario, vede la leadership nel Pd di Elly Schlein a rischio?
«Non vedo proprio la leadership. Non l’abbiamo vista arrivare. Speriamo migliori dopo le europee».

Cosa pensa del valzer sul nome della segretaria nel simbolo?
«Voleva dimostrare la propria forza, ha mostrato la propria debolezza. Mi spiace per lei».

Si è pentito di aver dato il via libera al patto Pd-Cinque Stelle quell’estate di cinque anni fa?
«Ma scherza? Aver evitato l’all in di Salvini è una medaglia. Non solo non avremmo mai avuto Draghi a Palazzo Chigi. Ma soprattutto avremmo avuto Salvini premier a gestire Covid e guerra e un Presidente della Repubblica sovranista».

Giustizia, voterete la separazione delle carriere?
«Sì. Se mai la proporranno. Perché questi chiacchierano di tutto ma non fanno niente. E intanto sulla giustizia Nordio venga in aula a riferire sulla vicenda delle torture al carcere minorile di Milano. Oppure mandi Delmastro, ma nel caso gli ricordi di non farsi accompagnare da deputati armati».

Oggi, 25 aprile, vede ancora aggirarsi in Italia lo spettro del fascismo come dice Scurati?
«Macché. Oggi è la Festa della Liberazione, evviva. L’antifascismo è un valore costitutivo della Repubblica. Ma per favore: ci sono paginate su Scurati e nemmeno un rigo per il decreto PNRR che regala uno stipendio a Brunetta, assunzioni a Lollobrigida, 65 milioni all’Albania per i centri migranti. E tutti zitti. Viva l’antifascismo, lo abbiamo detto. Ora gentilmente possiamo tornare a occuparci della situazione economica del Paese?».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 00:19
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