Migranti, missionari contro il governo: «Grave Italia finanzi guardia costiera libica per respingimenti»

Missionari contro il governo: «Grave Italia finanzi guardia costiera libica per respingere i migranti»

di Franca Giansoldati
Città del Vaticano - I missionari contro il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese ed il premier Conte. «E’ gravissimo che sia proprio l’Italia a finanziare la guardia costiera libica. Il governo italiano continua nei fatti le politiche di respingimento dei migranti violando il diritto internazionale che prevede l’obbligo di accoglienza dei profughi che scappano da guerre e da violazioni di diritti umani. Inoltre l’Italia tiene ancora bloccate nei porti ben quattro navi che potrebbero salvare altri migranti». Nigrizia, la popolare rivista dei missionari comboniani si è messa a capo di una rete di movimenti, decisi a far sentire la propria voce a livello governativo, promuovendo una campagna di sensibilizzazione.



«Vogliamo gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell’Italia e dell’Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso! Non ci resta che questo, dopo le ultime tragedie del Mare Nostrum» affermano in un documento comune, firmato da più di venti realtà a livello nazionale, da Libera ad Emmaus, da Gruppo Abele al Centro Astalli, dalla associazione Laudato Sì a Resq. Le adesioni risultano in crescita (redazione@nigrizia.it)

Ad indurre Nigrizia ad agire è quanto ricostruito da Alarm Phone, il servizio telefonico di Watch The Med dedicato ai migranti in difficoltà: la notte tra il 14 e il 15 agosto è partito dalla Libia un gommone con a bordo 81 persone (inizialmente la notizia parlava di 65). Stando alle telefonate ricevute dai volontari, l’imbarcazione avrebbe cominciato ad avere dei problemi da subito tanto da chiamare in maniera concitata per avere soccorso.

«Eravamo alla deriva quando siamo stati raggiunti da una motovedetta libica con cinque uomini armati a bordo. I miliziani ci hanno detto che ci avrebbero salvati e riportati in Libia se gli davamo i cellulari e i soldi, ma noi non avevamo soldi. È cominciata una discussione e alla fine loro hanno sparato sul gommone, hanno colpito il motore e alcune taniche di benzina. Ci siamo gettati in acqua, ma molti di noi sono morti» hanno riferito i sopravvissuti.

Nel naufragio, hanno dichiarato alcuni dei 36 superstiti, sono morte 45 persone tra cui cinque bambini, secondo quanto ricostruito dall’Organizzazione internazionale per le migrazione. Ai morti si aggiunge la sorte dei sopravvissuti che, recuperati da un peschereccio, una volta portati sulla terraferma, sono stati trasferiti in un centro di detenzione libico, uno di quelli gestiti dal governo di Tripoli. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di cittadini provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana.

Subito dopo quella strage, in meno di una settimana, ne sono avvenute altre tre: il bilancio totale è di 100 morti e altre 160 persone sparite dopo aver preso il largo! Non posiamo restare a guardare e a contare senza muoverci!

«Noi diciamo basta! Con papa Francesco» e tempi difficili per ritrovarci fisicamente proponiamo, a tutti coloro che hanno a cuore questa causa un digiuno il 28 agosto, come segno di protesta contro l’indifferenza e di solidarietà con i migranti, una foto da inviare sui social con il proprio volto e un cartello con scritto #esefossimonoiadaffogare?Adessobasta!
Ultimo aggiornamento: Giovedì 27 Agosto 2020, 01:10
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