Valria Arnaldi
Un imprenditore italiano, i presunti legami con la criminalità

Valria Arnaldi
Un imprenditore italiano, i presunti legami con la criminalità organizzata e le relazioni con il governo. Questi i temi dell'ultimo reportage, rimasto incompiuto, cui stava lavorando Jan Kuciak, ucciso con la sua fidanzata a Bratislava, pubblicato integralmente dal suo giornale dopo l'assassinio. E proprio alle famiglie alle quali faceva riferimento il giornalista sono legati i nomi dei sette italiani fermati ieri «come sospettati, con il consenso del procuratore». I fermati sono Antonino Vadalà, Sebastiano Vadalà e Bruno Vadalà, nonché Diego Roda, Antonio Roda, Pietro Catroppa, 54 anni, e un suo omonimo di 26 anni, tutti membri di famiglie che Kuciak, nella sua inchiesta, indicava legate alla ndrangheta ora nel mirino degli inquirenti. Ad allertare la Slovacchia era stata già la Dda di Reggio Calabria. «Il sospetto - spiega Gaetano Paci, procuratore facente funzioni di Reggio Calabria - era nato focalizzando i movimenti degli arrestati, tutti appartenenti e collegati a famiglie mafiose di Bova Marina e di Africo Nuovo, per l'improvviso esplodere di posizioni di grande valore economico e imprenditoriale in Slovacchia». Secondo Kuciak, i clan hanno in Slovacchia decine di società e grazie a frodi e manipolazioni sfruttano milioni di euro dai fondi europei. Anche in Slovacchia, dunque, «stando alle prime fasi dell'inchiesta - dice Paci - emerge, preoccupante, l'affermarsi del modello ndrangheta, capace di instaurare relazioni collusive con segmenti dell'establishment politico e amministrativo locale e condizionare a proprio vantaggio in maniera distorsiva e determinante in senso negativo i poteri locali». Nell'articolo Kuciak puntava l'attenzione su Maria Troskova, ex fotomodella oggi assistente del premier Robert Fico, e sul segretario del consiglio di sicurezza Vilian Jasan, che ieri hanno smentito ogni accusa e dato le dimissioni, difesi dal premier.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Marzo 2018, 05:01
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