«Mio figlio killer». «E voi i complici»

«Mio figlio killer». «E voi i complici»
Valeria Arnaldi
«Sono complici». Giuseppe, 25 anni, figlio di Francesco Della Corte, il vigilante 51enne morto a Napoli venerdì dopo essere stato aggredito il 3 marzo, attacca i genitori dei giovani fermati come responsabili dell'aggressione. «Per me - dice - sono complici degli assassini. Sia chi esprime solidarietà sui social con i minorenni arrestati sia i loro genitori che li hanno lasciati alle 3 di notte andare in giro aggredendo un uomo buono che faceva il suo lavoro».
Nessuno sconto per i presunti assassini: «Vogliamo giustizia, fino in fondo - aggiunge - devono marcire in galera». Già la moglie della vittima aveva invocato una condanna ferma: «La morte di Franco non può restare impunita». Le parole di Giuseppe Della Corte sono la risposta a quelle della madre di uno dei presunti killer: «È un assassino, non mi vedrà mai più». Ad essere accusati della morte del vigilante sono tre minorenni incensurati, due 16enni e un 17enne, fermati con l'accusa di tentata rapina e omicidio doloso. I ragazzini, che non frequentano istituti scolastici, hanno confessato l'aggressione e sono nel carcere di Nisida. Avrebbero atteso Della Corte alla metro di Piscinola e lo avrebbero attaccato alle spalle, poi picchiato ripetutamente usando i piedi di un tavolo trovati in strada, ferendolo alla testa. Tutto per tentare - invano - di rubargli la pistola. Il vigilante è stato trovato con una profonda ferita alla testa, vicino alla sua auto dagli agenti del commissariato di Scampia. In un cassonetto, un bastone di legno. L'uomo, operato d'urgenza al cervello, è poi morto nella notte tra giovedì e venerdì. Dai responsabili, nessun segno di pentimento. Solo uno si è detto preoccupato, non per l'accaduto però ma perché non sapeva se in carcere gli avrebbe consentito di «fare la doccia».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Marzo 2018, 05:01
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