Ligabue: «Un film col rock dentro»

Ligabue: «Un film col rock dentro»
Segue dalla prima
Per Luciano Ligabue il digiuno cinematografico è finito, 16 anni dopo Da zero a 10 e a 20 da Radiofreccia. «E torno con un film anomalo, nato da un disco anomalo».
«Film politico? Stefano Accorsi la vede così, io un po' meno: io non volevo raccontare la vita da un punto di vista politico. Io non ho usato questo filtro: io non volevo raccontare un Paese, ma una persona. Riko è, però, un operaio, uno che deve fare due docce per togliere di dosso l'odore del lavoro, ci poteva dire la sua di come la vita la vede lui. Uno che s'è sposato giovane, che lavora da sempre, che a quasi 50 anni sente la vita stretta. E raccontare tutto questo col suo rapporto con l'Italia il paese che lui ama: non un'idea, ma gli effetti sentimentali di un'idea». Liga sceglie la brava gente. «Qui non ci sono i buoni e i cattivi: chi fa di Riko un esodato, nel licenziarlo soffre, non si parteggia. C'è un sistema di mercato che crea le ragioni delle crisi individuali».
Stefano Accorsi, a 20 anni da Radiofreccia, torna a disposizione di Liga regista è calatissimo nel ruolo: «Ci stavo comodo, dentro Riko. Parla poco, è molto fisico, agisce. Si raccontano dei personaggi umani, ma qui c'è la storia degli esuberi, che sono monitorati, che sono numeri e sono visti dall'alto. Visti con l'occhio borghese: qui Ligabue li guarda senza retorica, da vicino, non dall'alto. E trasforma in epica la quotidianità, così come le sue canzoni».
È un film di resistenza: si resta fedeli ad una coppia in crisi, ad un Paese, l'Italia che tradisce. «I miei amici hanno una capacità di resistenza enorme: resistono alla crisi, alla monotonia di un lavoro sempre uguale per otto ore da anni. Si dà per scontata, questa resistenza: io ho fatto il metalmeccanico per un po' di mesi, alla pressa come Charlot e non riuscivo ad arrivare alla sera. Il mio compagno di pressa lo faceva da 25 anni e fischiattava. Andava reso onore a questi qui, non sono numeri». Il Made in Italy visto da Kasia? «Mi dico: ma se ne rendono conto quelli di Roma che vivono a Roma; che quelli di Positano hanno Positano e non il mare di Danzica? Ma non vedete quanto è bello? E questo film è utile per ricordarcelo».
Il tema del lavoro, la lotta contro l'articolo 18, le manifestazioni permeano la storia di un film che esce giovedì in piena campagna elettorale. «Sarà solo una sfida di comunicazione, ahimè», dice Liga. «Un film col rock dentro? La definizione mi piace, non solo le canzoni di Made in Italy. C'è molto rock della gioventù di Riko e dei suoi amici che mi immagino ad un concerto dei Simple Minds o Psychedelic Furs». O Liga, che ci sarebbero andati. Sicuro. Alvaro Moretti

Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Gennaio 2018, 05:01
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