Giammarco Oberto
Mettere i forchettoni sulle cabine per disabilitarne i freni

Giammarco Oberto
Mettere i forchettoni sulle cabine per disabilitarne i freni era una prassi. Lo ha messo a verbale davanti al gip di Verbania Donatella Banci Buonamici Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, l'unico ancora agli arresti - seppur domiciliari, nella sua casa di Borgomanero - dei tre fermati mercoledì scorso per la strage di domenica scorsa. Tra l'8 maggio e il 23, giorno della tragedia, Tadini avrebbe usato i forchettoni «una decina di volte». Ha detto pure di aver «disattivato il freno anche prima del 7 maggio», perché il problema al sistema frenante andava avanti da fine aprile. Anche «venerdì 21 maggio ho disattivato il sistema» ha aggiunto. Dieci volte in 15 giorni.
LA TESTIMONIANZA. La posizione del caposervizio - un tecnico esperto con 36 anni di servizio alle spalle - si aggrava sempre più. Lo inchioda anche la testimonianza di un manovratore riportata nell'ordinanza: «È stato Tadini a ordinare di mettere i ceppi» per bloccare i freni di emergenza della cabina, e la loro installazione «era avvenuta già dall'inizio della stagione», il 26 aprile, «quando l'impianto era tornato in funzione dopo le restrizioni anti-Covid». «Anche se non erano garantite le condizioni di sicurezza necessarie» Tadini, secondo il manovratore, diceva: «Prima che si rompa il cavo ce ne vuole». Una pratica alla quale però nessuno tra il personale si è opposto. La posizione di alcuni addetti della funivia, in particolare di chi avrebbe collocato materialmente i forchettoni su ordine di Tadini, rischiano ora di aggravarsi, come sottolinea il gip: «Gli addetti sapevano della prassi di Tadini di lasciare inseriti i ceppi, ma forse potevano rifiutarsi di assecondarla». Il gip sembra passare la palla alla procura: a breve potrebbero esserci nuovi indagati.
L'INCHIESTA SMONTATA. Ma il resto del dispositivo del gip smonta di fatto l'inchiesta della procura di Verbania, che in sole 48 ore aveva portato a tre arresti. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la scarcerazione degli altri due fermati, il gestore della funivia Luigi Nerini e il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, tirati in causa da Tadini che continua a sostenere che la decisione di manomettere i freni fosse «condivisa con tutti». Per il gip non ce n'è prova, e neppure consiste il pericolo di fuga dei due, che continuano ad essere indagati in stato di libertà.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Maggio 2021, 05:01
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