Giammarco Oberto
Cinque minuti di inferno. Sedici colpi sparati da Alejandro

Giammarco Oberto
Cinque minuti di inferno. Sedici colpi sparati da Alejandro Stephan Meran, dominicano, 29 anni, professione magazziniere. Sei quelli sparati dagli uomini in divisa. In tutto 22 colpi esplosi nel pomeriggio di sangue della questura di Trieste, venerdì, ultimo giorno di vita degli agenti Pierluigi Rotta, 34 anni e Matteo Demenego.
L'AZIONE. Le telecamere di sicurezza hanno ripreso tutto, tranne lo scippo della pistola e l'omicidio dei due agenti: la visuale era coperta dalle auto di servizio. «Fasi estremamente concitate e al tempo stesso drammatiche» le definisce il questore Giuseppe Petronzi. Si vede il dominicano far fuoco ad altezza uomo, mentre con l'altra mano stringe la fondina della seconda pistola. Svuota il primo caricatore, estrae l'altra arma e riprende a sparare, prima che un agente della Mobile lo abbatta con un colpo all'inguine. Maran è ricoverato in condizioni stabili all'ospedale di Cattinara a Trieste, guardato a vista giorno e notte: solo i medici possono avvicinarlo. I corpi degli agenti Rotta e Demenego sono invece in obitorio, in attesa dell'autopsia, prevista a metà settimana.
LA MATTANZA. Le testimonianze e le sequenze video hanno già convinto il gip Massimo Tommasini, che ieri ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'indagato, che Meran «aveva familiarità con le armi». Nell'informativa della squadra mobile si riporta che molti agenti hanno sentito scarrellare, il rumore del prioiettile che scivola in canna. Il gip scrive anche che il killer ha mostrato «lucidità» portando avanti «l'azione aggressiva». E che proprio per questo in questura «poteva essere una mattanza». Il magistrato aggiunge che non ci sono riscontri sul disagio psichico di Meran di cui parla la madre.
IL VIDEO. C'è un video, che oggi diventa struggente, diffuso dalla questura di Trieste. Matteo e Pierluigi si riprendono con il cellulare su una volante, durante una pattuglia notturna. Di sottofondo si sente Alan Sorrenti. «Dopo tanto tempo i figli delle stelle sono tornati. Siamo qui, quindi voi dormite sonni tranquilli».
L'OMAGGIO. Non si ferma l'ondata di affetto dei triestini per i poliziotti della loro città. Anche ieri a centinaia hanno depositato in silenzio all'ingresso della questura fiori, disegni, biglietti e candele. Con dediche strazianti «per i nostri eroi». «Voi siete angeli», il biglietto di un bimbo.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Ottobre 2019, 05:01
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