Domenico Zurlo
Un altro caso di sfida social che poteva finire in tragedia. Stavolta

Domenico Zurlo
Un altro caso di sfida social che poteva finire in tragedia. Stavolta accade in provincia di Lecce, dove una bambina ha tentato di impiccarsi a scuola: dopo aver chiesto alla maestra di andare in bagno, ha usato una corda e una sedia e ha provato a emulare quel pericolosissimo gesto.
Un altro caso di hanging challenge, la sfida che consiste nel soffocarsi fino a perdere i sensi, filmandosi e condividendo le immagini sui propri profili social, in primis su TikTok. A salvarle la vita sono state le compagne di classe, che l'hanno vista armeggiare con la corda e hanno subito avvisato le altre maestre e il personale scolastico: sarebbe stata la stessa giovane studentessa ad ammettere di aver provato la sfida.
L'episodio è avvenuto in una scuola elementare in un paesino del Nord Salento, a cavallo con la provincia di Brindisi: sarà ora la Procura per i minorenni di Lecce, che gli educatori hanno subito allertato insieme ai servizi sociali, a cercare di capire i motivi dietro lo scioccante tentativo da parte della bambina. Gli inquirenti partiranno dal verificare quali dispositivi elettronici sono in possesso della piccola e se ha pieno accesso alle app senza il controllo da parte dei genitori: da capire se il suo tentativo sia legato all'uso dei social o se sia stato un tentativo di emulazione di quanto accaduto ai suoi coetanei a Palermo e Bari.
Se da un lato nelle ultime settimane sul banco degli imputati è finita TikTok, dall'altro capita che i cattivi maestri non siano solo ragazzi ma anche adulti: è di pochi giorni fa la notizia dell'arresto di una 48enne influencer siciliana (con oltre 700mila follower), che aveva postato sui suoi profili una ventina di video in cui mostrava come soffocarsi avvolgendosi il viso con del nastro adesivo, come inalare panna dal naso o come fingere di rompersi un braccio con delle pentole. Si riapre dunque il dibattito sull'utilizzo dei social network da parte dei giovanissimi, che spesso in tenera età non hanno ancora gli strumenti per difendersi da contenuti poco educativi e pericolosi. Già nei giorni scorsi la ministra dell'Innovazione Paola Pisano aveva proposto l'uso dello Spid per i minorenni per accedere ai social: ipotesi già emersa in passato e di dubbia realizzazione, ma che potrebbe mettere un freno a questo tipo di situazioni.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Febbraio 2021, 05:01
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