Rouen, ora l’Italia si sente nel mirino: schierati anche parà e marina
di Cristiana Mangani
IL DISPOSITIVO
Il dispositivo è già partito perché ormai i fatti degli ultimi giorni hanno dimostrato quanto sia difficile prevedere l’assalto e monitorare l’obiettivo. E’ il potenziale aggressore che va cercato, senza per questo avviare una caccia alle streghe che renda la situazione ancora più grave e complicata. I nostri servizi di intelligence continuano a ripetere che non ci sono minacce concrete, sebbene ribadiscano che è praticamente impossibile immaginare quanto siano realmente a rischio le nostre città, i monumenti e tutti quei soft target che hanno rappresentato gli obiettivi preferiti dai killer del Califfo.
Che la situazione non sia delle più tranquille, dunque, nessuno prova a nasconderlo. «Non diciamo di non aver paura, perché non possiamo dire di essere a rischio zero - è lo stesso ministro Alfano a dichiararlo - Ma gli italiani possono stare certi che giorno e notte c’è chi lavora per rendere il Paese sempre più sicuro, e che dal ministro dell’Interno al capo della Polizia a tutta la filiera della sicurezza, nessuno abbassa la guardia. Nell’azione di prevenzione o di repressione del terrorismo siamo sempre “sul pezzo”. Abbiamo un protocollo operativo, una sorta di vademecum molto dettagliato, in cui c’è una precisa individuazione di responsabilità, di chi fa che cosa e di come si fa quel qualcosa, esattamente nel momento in cui dovesse accadere un evento terroristico che noi vogliamo scongiurare con tutte le nostre forze ed energie».
Sui fatti di ieri a Rouen e sulla minaccia attentati è intervenuto anche il premier Matteo Renzi, il quale ha ribadito che «non bisogna arrendersi mai alla cultura della morte e alla paura». «Vorrei che arrivasse forte lo sdegno per quanto accaduto in Francia - ha spiegato - un abbraccio affettuoso alla comunità, ai cugini francesi. L’Italia e l’Ue dovranno dimostrare di essere più forti non chiudendosi a riccio ma tenendo forte la nostra identità».
LA MISSIONE
L’attacco nella chiesa francese, i simboli del cristianesimo violati e la barbara uccisione del parroco hanno coinciso con il viaggio a Cracovia di Papa Bergoglio. Una missione più blindata del solito. Dall’Italia, infatti, sono partiti agenti della polizia per collaborare a garantire la sicurezza alla Giornata mondiale della gioventù. Gli operatori appartenenti al Servizio di cooperazione internazionale di Polizia (Scip) saranno impiegati con gli agenti della polizia polacca. Presteranno servizio con le loro divise per rendersi più riconoscibili ai nostri connazionali, in modo da agevolare il flusso informativo e le richieste di assistenza. Dei circa 120-130 warning che ogni mese vengono valutati dell’intelligence, diverse decine riguardano proprio i luoghi di culto. E a Cracovia sono attesi pellegrini da ogni parte del mondo.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Luglio 2016, 14:37
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